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cipio monarchico e di fomentare le rivoluzioni, ed in poco spazio di tempo più breve di quanto credevano, due tristi ma importanti fatti dimostrarono che, posti in non cale gli assennati consigli, gravissimi pericoli ed imminenti più di quanto prevedevasi, sovrastavano negli stati di 98. M. Siciliana alla causa dell’ordine e del Principato.

Nè quelle poche grazie concesse dal Re, che per nulla rivestono il carattere di una ben intesa amnistia, possono servir di armi per opporsi ai consigli dati a questo Sovrano.

Imperocchè gli atti parziali di grazia e nemmeno una intiera amnistia sono da tanto da far svanire i pericoli previsti dalle. due Potenze.

Se il Re non abbandona il sistema politico di governo tenuto fin ora; se non lascia la via nella quale erra traviato da nove anni, egli è fuor di dubbio che le grazie e l’amnistia, indebolendo le forze dello stato, saranno sorgente di sommosse e di rivoluzioni. Senza giustizia non essendovi pace, come ben disse il conte Clarendon, gli animi non soddisfatti nei loro giusti desiderii saranno sempre in effervescenza, la quale si tradurrà da un istante all’altro in sedizione aperta, e poca scintilla potrà di leggieri suscitare un grandissimo incendio.

Queste sono le considerazioni, che si presentano al mio pensiero che io oso sottomettere all’illuminato intendimento di Vostra Eccellenza.

Il Re di Napoli frattanto è deciso più che mai, come mi vien assicurato da buona fonte, a non accordar più grazia di sorta ed a rincarire sul sistema di pressione adottato.

I realisti, e con tal nome V. E. ben conosce quali sian le persone a cui faccio allusione, vanno dicendo che se Mazza fosse stato al potere, nè l’attentato di Milano nè l’insurrezione di Sicilia avrebbero avuto luogo, mentre pare a me che l’amministrazione di Mazza fu precisamente quella che ha più potentemente contribuito a gettar le popolazioni in braccio della disperazione. Mentre il Re di Napoli crede di aver ottenuto compiuto trionfo in seguito di questi due tristi eventi, io credo che il trionfo sia delle Potenze Occidentali, che videro avverarsi così presto i loro lugubri presagi.

Non posso a meno che sottoporre agli occhi di Vostra Eccellenza due numeri del Giornale Officiale; in ambedue Ella vedrà in qual modo l’organo del Governo renda conto delle dimostrazioni di devozione e di entusiasmo che la popolazione Napoletana dà a S. M. Ferdinando II in occasione dell’attentato di cui poco mancò non restasse vittima; nel foglio però sotto la data del 10 corrente debbo segnalare a Vostra Eccellenza il regolamento ivi pubblicato per la sorveglianza ad esercitarsi sugli studenti della Capitale.