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Quindi ben a ragione le potenze alleate rendevano avvertito il Re di Napoli dei pericoli e dei danni che lo minacciavano, — I fatti di Sicilia e l’attentato di Melana sono chiaro argomento dell’opportunità e senno delle rappresentanze di Francia e di Inghilterra.

Dimani o quanto prima potrò, mi farò un dovere di rassegnare a V. E. quei maggiori ragguagli che mi verrà fatto conoscere su questo sgraziato accidente, Con tutta premura oggi, stringendomi il tempo per l’anticipata partenza del Capri, mi affretto d’inviarle il presente rapporto qualunque egli sia.


Napoli, 10 dicembre 1856.


Il Giornale offiziale del Regno, sotto la data di ieri, contiene tre articoli, che hanno tratto alla solennità militare del giorno 8, all’attentato del soldato Milano ed ai fatti di Sicilia. Mi affretto di inviarli a Vostra Eccellenza onde Ella veda in qual modo il Governo interpreti gli avvenimenti che occuparono l’attenzione pubblica in questi ultimi giorni.

All’infuori del nome del soldato predetto, e della circostanza da me narrata dell’esser egli entrato in Seminario, ebbi ieri campo di convincermi che l’esposizione da me fatta era esatta, Il foglio Officiale fa appena menzione del modo con cui venne commesso il fatto, e di quello con cui il Tenente Colonnello La Tour salvò la la vita a S. M. L’omessione di questo ultimo importantissimo ragguaglio fece una assai cattiva impressione su tutto il pubblico e c0nosciuto il carattere sospettosc e diffidente di S. M., se ne dedusse che si era espressamente celato il fatto del Sig. La Tour, onde in nessun modo potesse egli credere aver acquistato merito alla benevolenza Reale. In tal guisa il Gen. Filangieri, dopo aver riacquì stato la Sicilia, cadde in disgrazia, e venne così contrariato nella sua amministrazione che fu costretto a dimettersi.

Il Re tenne questo sistema verso tutti coloro che gli resero importanti servizii e che pare questa volta pur anco non l’abbia negletto.

Lascio a Vostra eccellenza il far giudizio sulla narrazione del fatto. — Essa ad altro non mira che ad escludere ogni idea di partecipazione a suoi disegni per parte dei suoi compagni sino al punto di non volerlo quasi considerare come soldato. Questa eccessiva prudenza, se così si può chiamare, dimostra a parer mio che il Governo si accorge pur anco che il veleno si è parimenti insinuato nell’armata, che essa è malcontenta e che non si può più interamente far conto sulla medesima.

Non si sa ancora se il Milano sarà giudicato dalla Corte Marziale, o se da una G. Corte Criminale Speciale, continuando il processo che già venne incominciato anni sono contro di lui.