Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 50 — |
cheologica, e di grande mitezza d’animo, onde non sembra quasi possibile ch’egli sia l’autore di un poema, che spira così profondo e sviscerato odio contro la dinastia dei Borboni e così profondo disprezzo per Pio IX, che chiama babbeo e rimbambito; per Antonelli, che battezza semplicemente brigante, e per la Curia Romana. Vero è che queste cose son dette nelle note, scritte non dal poeta Giovanni Jatta, ma da Giovanni... Demofilo.
La tragedia di Nicola Romano.
Delle varie pubblicazioni, la più recente e la più bizzarra è una tragedia di Nicola Romano d’Acri, dal titolo Agesilao Milano, 6 col motto exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor. Sono personaggi della tragedia, oltre al Milano, Attanasio Dramis, Giuseppe Fanelli, Giambattista Falcone, il ministro Bianchini1, gli studenti Trioli e Isidoro Gentile, e alcuni agenti di polizia. Fu stampata a Nola (tipografia Rubino e Scala) nel 1897, ed è dedicata ai tremila studenti, che furono tanta parte di mia vita operosa, dice il Romano, che era un professore. È preceduta da molte notizie fantastiche. Si afferma che Agesilao fu tra le squadre degl’insorti nel 1848; che combattè valorosamente a Castrovillari e a Spezzano; che fu arrestato e chiuso nelle carceri di Cosenza, ove maturò il disegno del regicidio, e per recarlo ad effetto, risolse di arrolarsi nell’esercito. Il Romano afferma che Agesilao rivelò il proposito di ammazzare il re al Dramis, al Fanelli e al Falcone, ammettendo che il determinare a compiere l’attentato influissero il richiamo dei ministri di Francia e d’Inghilterra, e le riprese trattative con l’Argentina per la deportazione dei prigionieri politici. È una pubblicazione stravagante, in cui il tragico degenera nel comico, rasenta il grottesco, e la rettorica impera. Agesilao si fa parlare peggio di un eroe di Metastasio; i suoi amici da retori; i birri da birri, e Bianchini insulsamente.2
⁂
E la rifioritura continua. Nel fascicolo V dell’Italia Moderna, del 15 marzo 1898, è pubblicato un articolo di Gemma Caso, dal titolo: Giambattista Falcone e la setta dei fratelli pugnalatori. In esso si congettura che il Falcone appartenesse a questa setta; ed essendo amico del Milano e del Nociti, questi potessero anche farne parte. Nep-