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noscibile. Parlò di sua madre, alla quale sarebbe rivolato dopo la convalescenza, e disse che si sentiva star meglio. Poi ricadde in un sopore più grave dal quale insensibilmente passò ad altra vita!

Forse questi particolari ti attristeranno: ma conosco la tua anima, e credo che devi averne bisogno: non foss’altro, per credere poi veramente quello che pare incredibile: cioè che lo spazio di pochissime ore è bastato per privarci per sempre di un così amatissimo ed affettuosissimo amico!

Frattanto egli aspettava il freddo come una cagione che il morbo si volgesse alla sua fine: e il freddo ci è venuto lo stesso giorno di giovedì, e dura e il colera decresce realmente. Il bollettino di avant’ieri fu di soli otto.

Di tanti suoi amici il solo Marcello (Marcello Gallo, amicissimo anch’egli dell’Arana) ha avuto la fortuna di poter fare qualche cosa per lui. Noi quindi siamo nell’idea di unirci tutti per fargli un solenne funerale, cui concorreranno pure i diplomatici. Se questo pietoso pensiero verrà ad effetto, vuoi tu esserci?

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Documento VII, volume I, cap. X.


Le varie calate di genti albanesi nel Reame.


Dal Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, di Lorenzo Giustiniani — R. Bibl. a S. M. Ferdinando IV — Tomo X — Napoli 1805. Lettera a S. E. D. Francesco Migliorini, Segretario di Stato di S. M (D. G.) di Grazia e Giustizia e dell’Eoclesiastico (pag. 191).


1° trasmigrazione di Albanesi nel Regno sotto Alfonso di Aragona (per aiuto dato a Scanderberg, nacque una cordialità di rapporti; e, quando vi era bisogno, Albanesi venivano al servizio di Alfonso).

2° trasmigrazione sotto Ferdinando, figlio di Alfonso (nel 1461 Scandenberg calato in Puglia con la sua gente, difese Ferdinando dalla congiura de’ Baroni. Così gli Albanesi residenti ebbero privilegi).

3° trasmigrazione (dopo la morte di Scanderberg nel 1487, Giovanni suo figlio, per scampare ai Turchi, dovette rifugiarsi negli stati di Puglia accordati da Ferdinando al padre. Gran parte andò in Calabria).

4° trasmigrazione (sotto l’imperatore Carlo V, fatta da quelli di Corone, città di Morea. Nel 1582 don Pietro di Toledo vicerè di Napoli mandò in aiuto a Corone un’armata navale sotto il comando di An-