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assentire ed il cav. Cassisi, e il comm. Carafa egualmente. Io mi sono permesso di esprimere la convinzione che le Potenze del Nord frapporranno qualche tempo prima di riconoscere l’Impero, specialmente spinte dall’Inghilterra, che teme la Francia risorta forte ed intraprendente. “Non importa, ha detto il Re, questo ritardo farà meglio valere la mia deferenza pel Principe L. Napoleone,,. S’è allora convenuto che io sarei munito di una lettera di credenza di S. M. perla Maestà dell’Imperadore Luigi Napoleone con la data in bianco e a sigillo volante, perch’io nel momento di proclamarsi l’Impero, la presenti, apponendoci una data che si ravvicini all’avvenimento della proolamazione dell’Impero. Il cav. Carafa ha avuto l’ordine di redigere le istruzioni e la lettera di credenza. Il Re mi ha congedato e mentre fece avvertire gli altri ministri di venire al Consiglio, io ho dato e spiegato a S. A. R. il Duca di Calabria il nuovo istromento d’ottica, lo Stereoscope.


28 settembre 1852.


Ieri, Domenica, il colonnello D’Agostino con un’ordinanza speditami a Capodimonte, mi scrisse che S. M. volea vedermi in Napoli, ove saria venuto per poche ore, o jeri o questa mattina.

Essendomi subito recato a Palazzo, malgrado una terribile tempesta, mi assicurai di essere avvertito appena S. M. sarebbe (sic) giunta

Avanti le tre p. m. ho ricevuto oggi tale avviso, ed ho trovato al piccolo appartamento del pianterreno il colonnello D’Agostino, e poco dopo è arrivato il commendatore Carafa, poco prima avvertito che S. M. desiderava vedere anch’esso.

Essendo giunto il Re col Duca di Calabria, ambedue in tenuta di viaggio, S. M. nel vedermi da lontano mi ha detto ad alta voce “Signor barone Antonini, spero che stiate bene ed ho bisogno di parlarvi„; quindi, chiamato Carafa, siamo entrati nel corridojo che conduce all’appartamento sulla Darsena, ove, preso commiato dal Real Conte e Contessa di Trapani, siamo arrivati al gabinetto di S. M. col Daca di Calabria, e S. M., levandosi la sciabola, si è posto al suo scrittoio e ci ha fatti sedere. Ha tirato dal portafoglio, che gli ha sporto il Real Figlio, alcune carte, e poi mi ha domandato se io conoscevo le istruzioni e la lettera di cui fu parlato il 26 a Caserta. Io ho risposto che non le conoscevo, ciò che il comm. Carafa ha confermato. Allora S. M., leggendomi un progetto che avea corretto col lapis, e si pose a correggerlo colla penna, mi permisi alcune osservazioni, che S. M. con una grazia infinita degnò accettare nella correzione, Poi le feci osservare che il foglio era un dispaccio, e non istruzioni, perchè in questo caso dovea parlare il Re e firmarsi da 8. M., ciò che Essa ammise.