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di prendere, al che consentì dopo che io ne avessi fatto una copia per me. Dopo finito il pranzo restai colle LL. MM. col solo duca d’Ascoli, ed il Re mi parlò nuovamente degli affari di Francia e delle sue relazioni colle Potenze del Nord; e mi disse: “Fortunatamente la posizione geografica de’ miei Stati mi permette di essere fuori di ogni disputa e combattimento. Voglio essere amico di tutti, ma indipendente da tutti e dalle loro querele„. S. M. mi confidò che avea avuto una conversazione col conte di Nesselrode, e desiderava che io lo vedessi per veder se con me si esprime nello stesso senso.
Il Re ha detto che parlando con Turgot si era servito della qualifica di Prince Murat, ed io ho detto che io non lo avevo mai così chiamato, ma che posto che S. M. lo fece, io potevo arbitrarmici.
18 settembre 1852.
Ieri sono stato alla cerimonia in gran gala per la nascita e battesimo del Real Principe D. Pasquale Maria, che ebbe luogo nel magnifico palazzo di Caserta. Due ore dopo lo sparo de’ cannoni de’ forti, si trovarono i convogli nella strada ferrata. Partii col corpo diplomatico, ed entrai nel primo salone con esso. Prima che cominciasse la presentazione del regio Infante portato dalla Principessa di Bisignano, cameriera magiore (sic), venne il Col°. D’Agostino a dirmi che S. M. volea che dopo la cerimonia andassi nel suo appartamento. Dopo rogato l’atto dello Stato Civile, si andette alla Cappella ove ebbe luogo il battesimo ed il Te Deum. S. A. R. il conte di Trapani fu il Patrino del neonato. Nella cerimonia stetti sempre tra la Famiglia Reale, il duca di Modena, oltre il conte di Montemulino e l’infante Don Sebastiano e rispettive mogli.
Essendo sceso nell’appartamento del Re, S. M. appena le persone reali partite, mi fece chiamare e mi condusse nel suo grande gabinetto prossimo alla camera da letto della Regina, mi ringraziò molto dei sigari che aveva trovati eccellenti, e specialmente del bicchiere a piede che avevo offerto alla Regina, e l’altro a godelet per lui. Ebbe la degnazione di dirmi che aveva il lavoro ed incisione d’argento, posto tra due gristalli (sic), fatta l’ammirazione di conoscitori che li avevano veduti. Fecemi S. M. sedere al posto della prima udienza e cominciò dal dirmi che aveva riflettuto a quella qualifica di prince, che ebbe data a Murat, parlando a Monsieur de Turgot e riconosceva che era meglio che io non gliela dassi, perchè non avendolo fatto finora, potria sembrare una concessione dopo il mio ritorno da Napoli; e che l’avergliela accordata S. M. poteva essere un atto di cortesia parlando con Turgot che gli dava la qualifica di prince.