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Giovan Battista Callerame. Dichiaro che la sola violenza del tempo m’indusse ad esser Deputato, ma per mio intimo sentimento non già, poichè ho rispettato le leggi e la reggenza dello augusto nostro Sovrano. Aggiungo che detesto e disdico l’Atto infame uella Decadenza.
Benedetto Privitera. Dichiaro che io nell’Atto 13 aprile apposi una semplice firma di concorso sensa la mia volontà per le imperiose circostanze in cui in quel momento mi trovai.
Paaolino Riolo Parroco. Disdico l’infame atto della decadenza che sottoscrissi per le circostanze infauste dei tempi, e colla forza.
Decano Rosario D. Castro, ex Deputato della Comune di Biancavilla. Spontaneamente confesso ed innanzi Dio giuro che l’esacrando Atto da me firmato il 18 aprile nella Camera dei Rappresentanti è stato estorto dalla forza, che per timore di non perdere la vita firmai: ma giuro che ho tenuto sempre nel mio cuore, mio legittimo Sovrano Ferdinando II, e prego Dio per le sua eterna conservazione.
Franoesco Pisani Ciancio. Disdico l’infame Atto della Decadenza, che qual Deputato firmai contro la mia volontà, e per l’impero della forza di allora.
Pietro Dilettoso. Disdico l’infame Atto della Decadenza, che qual Deputato firmai contro la mia volontà per l’impero della forza di quei tempi.
Francesco Scriffignani Alberti. Dichiaro di aver firmato l’infame Atto della Decadenza per la forze che mi atterriva, ma lo detesto e lo disdico.
Antonino Vecchio Majsrana, Dichiaro che nello avere apposto la firma all’Atto del 13 aprile vi venni indotto dal timore; sicchè ritratto e disdico quell’insussistente ed infame scritto.
Giovanni Vaina. Dichiaro nulla la mia firma nell’Atto del 18 aprile avvenuta per effetto di quelle imperiose circostanze, e quindi ritratto e disdico quanto in quell’infame Atto si contiene.
Domenico Gamagano Barbagallo. Dichiaro insussistente e nulla la mia firma apposta nell’infame Atto del 183 aprile 1848, e fu solamente cagionata dalla violenza e da quelle infauste circostanze.