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SACRA REAL MAESTÀ.


Cessata oramai per la Divina Grazia la oscillazione politica, che per ben sedici mesi travagliò Sicilia tutta, riputiamo nostro dovere rassegnare alla M. V. quanto segue.

Sin dal principio delle passate vicende non vi era alcuna circostanza che potesse incoraggiare i suoi fedeli sudditi, ed ognuno che riputato era alla M. V. attaccato, dovea tenere una condotta molto cauta e circospetta.

La forma del Comitato misto in Parlamento era tale, che rendea nulla la Camera dei Pari, e ligia al volere di quella dei Comuni, come in varie congiunture si conobbe: che non ostante il dichiarato dissenso della prima, tanto nella seduta dell’intiera Camera, quanto di tutti i suoi membri nel Comitato misto, il volere di un solo, cioò del Presidente della Camera dei Comuni, decidea le più importanti e positive materie, che somma influenza avevano nello andamento del corso della rivoluzione; e moltissima ne ebbero nello sviluppo della stessa, in cui si ottenne nulla di bene, che anzi molte dispiacevoli conseguenze.

Il giorno 18 aprile 1848, dopo lunga seduta parlamentaria, che era terminata alle ore 22, fummo inaspettatamente dopo pochi momenti che rifiniti eravamo tornati alle nostre case, chiamati nuovamente, e colla massima premura chiamati in Parlamento.

La ignoranza dell’oggetto per cui si chiamava, l’ora e la premura con cui fummo appellati, non ostante essere già sera, non ci fece mettere in dubbio di dovere andare. Ma che, o Sire? Cominciava dalle strade che conducono a S. Francesco, luogo delle sedute parlamentarie, a conoscersi che affare di sommo rilievo si doveva trattare, e nel quale molti prendevan parte.

Nello entrare e nel salire in Parlamento la folla delle persone era significante, e l’affluenza nelle ringhiere era della massima imponenza. Fin qui tutto destava grave timore, ma sì era nell’ignoranza dell’oggetto della nostra straordinaria riunione accompagnata da sì imponente spettacolo.

Poco dopo venne un messaggio della Camera dei Comuni, recando la deliberazione di quella Camera sulla Decadenza.

Allo avviso dello stesso gli animi nostri, intimiditi di già vi si resero di più; scorgendo la importanza dell’oggetto ed il momento in cui dovea discutersi con una. forza imponente che mostrando l’unità del suo pensiero toglieva l’adito a qualunque osservazione, che in omaggio alla M. V. ed alla regolarità si avesse voluto fare e ancor nel senso della patria stessa.