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salvataggio, perchè il palazzo Grill, rovinando, divenne, si disse, una montagna di polvere. Quanto talento, quanto cuore e quanta gioventù spenti miseramente, forse fra un’agonia raccapric| il palazzo Grill, rovinando, divenne, si disse, una montagna di polvere. Quanto talento, quanto cuore e quanta gioventù spenti miseramente, forse fra un’agonia raccapricciante!
Mario Mandalari, professore, pubblicista, conferenziere, era uno degl’ingegni più versatili e più graziosi del nostro tempo. Calabrese, nessuno conosceva meglio di lui la storia della sua terra; nessuno l’aveva meglio di lui penetrata in ogni sua parte, e nel periodo più mosso del Seicento, e nel pensiero dei suoi maggiori personaggi e scrittori. Egli attendeva da più tempo a un’opera, che ne ricorderà il nome nella storia della letteratura, la bibliografia degli scrittori della Calabria. E anche per questo desiderava non lasciar Roma, ma la volgare persecuzione non fu contenta che quando l’ebbe confinato a Messina, come direttore della segreteria di quella Università. Partì il 24 novembre: era triste, e solo si rallegrava al pensiero che sarebbe tornato a Roma nel gennaio, per cominciare le lezioni all’Università e congiungersi alla sua famiglia. Fatale, stranissima coincidenza davvero! In occasione del terremoto calabrese del 1907, il Mandalari scrisse nel Giornale d’Italia un articolo, che non si legge senza profonda commozione. Ha per titolo: La Calabria non muore: bellissima pagina di sentimentalità e di cultura storica, e che si chiude così:
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“Vittime e cadute irreparabili di monumenti e di glorie, in Calabria, sempre, quasi in ogni secolo, quasi in ogni periodo di storia. Lotta eterna de’ Bruzii con gli elementi naturali ed esterni, co’ Romani, co’ Greci, con gli Arabi, sino co’ Francesi, e, prima, con gli Spagnuoli, odiati da un filosofo, Tommaso Campanella. Di tanto in tanto ritrovamenti di oggetti antichi, di antiche iscrizioni, di pavimenti, di sculture greche, di mosaici. I vivi sono uccisi ed oppressi dai morti come nel verso di Eschilo. La terra inghiotte e conserva, ed ha in odio i viventi. E chi scrive, anche quando scrive, dopo aver meditato su quelle antiche glorie sepolte, non può rimanere indifferente alle presenti sventure. Persecuzioni eterne della natura e della storia! Più la civiltà incalza e sorge da tutte le parti, e più l’antico Bruzio rinasce, indomito e selvaggio. Nessuna regione italiana presente una serie più lunga di uomini di alto ingegno perseguitati e de-