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teme la formazione di un nuovo vulcano. E la storia ha confermato le asserzioni della scienza per questa parte: in Europa, e più particolarmente in Italia, a nessuno dei grandi terremoti è mai succeduta la formazione di un nuovo vulcano, o il ridestarsi di un vulcano spento.

Parecchi scrittori sincroni si occuparono, dunque, del terremoto di Melfi, e vanno ricordati i cittadini melfesi: Gennaro Araneo, che registra curiosi particolari circa la visita del re; e Basilide del Zio, più di recente.1 Ferdinando II arrivò a Melfi il 15 settembre, un mese dopo il disastro, a cavallo, e sotto una pioggia torrenziale. Fu accolto come un salvatore, poichè alla rovina del terremoto eran seguite l’anarchia e le perfidie delle autorità. Il sottointendente si diè infermo; e l’intendente riferì a Napoli, e riferirono gl’ingegneri di ponti e strade, che oramai tutta Melfi era una rovina, e che bisognava abbandonare ogni idea di riedificarla, e portare invece a Rionero la sottointendenza e la diocesi. Erano intrighi, i quali — scrive l’Araneo — avrebbero avuto la loro esecuzione, se il re Ferdinando secondo, osservato oculatamente il vero stato delle cose, ed accortost degl’imbrogli, non si fosse virilmente opposto, dichiarando sn pubblico, che allora avrebbe permesso di far abbandonare Melfi, quando non vi fosse restata pietra sopra pietra. Il Del Zio completa la narrazione dell’Araneo con altri particolari, circa il viaggio di Ferdinando II, il suo ingresso a Melfi, e la baracca dove stette, non due mesi, come Si è di recente asserito, ma soli cinque giorni. Il re riparò in gran parte al disordine, perchè alla volontà sua non si osava resistere. Commosso da quello spettacolo di desolazione, disse all’intendente: assicurate i Melfitani che se la disgrazia è grande, la carità è immensa, e Melfi deve risorgere; e ad una deputazione di Rionero, andata a petulare poco generosamente, per avere la sottointendenza e la diocesi, rispose ad alta voce, e non senza sdegno: andate; non permetterò mai che la culla della Monarchia delle Due Sicilie venga distrutta e abbandonata. Melfi sarà presto riedificata e farò qualunque sacrificio per farla risorgere più bella e più grande. Visitò Rapolla, Barile e Rionero; largì soccorsi agl’indigenti; ordinò la costruzione di ottanta baracche, divisa ognuna in quattro scompartimenti egua-

  1. Melfi e le agitazioni del Melfese — Melfi, tipografia Liccione, 1905.