Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
nonostante le maggiori infinite risorse della viabilità e della civiltà. Dal 1783 al 1908, per 125 anni, la scienza non ha insegnato nulla, e i governi hanno imparato meno: nè so di queste due ignoranze quale sia la più funesta!...
Il terremoto di Melfi ebbe illustratori insigni ed anche retori, o scrittorelli di nessun conto. Basterà fra i primi ricordare due scienziati di gran nome, il fisico Luigi Palmieri e il geologo Arcangelo Scacchi, i quali, per incarico dell’Accademia delle scienze, andarono sul posto a indagare circa le cause del fenomeno, e scrissero una copiosa relazione, ch’è modello di sapere e di sincerità, confutando e dissipando i pregiudizii e le favole, che l’ignoranza e la paura avevano creato, e principalmente che il terremoto del 14 agosto fosse un segno del ridestarsi del vecchio vulcano. Dopo dotte comparazioni sulla geologia del Vulture, e fisici esperimenti sulle elettricità atmosferiche, e sul magnetismo terrestre, i due scienziati conclusero che il Vulture, considerato come vulcano, fu del tutto straniero al terremoto desolatore delle città circostanti.1 E per la parte di cronaca e di storia andrebbero ricordati parecchi, e in primo luogo Francesco Saverio Arabia, il quale scrisse una relazione letta all’Accademia Pontaniana, piena d’interesse e potrei anche dire esauriente, come potrebbe farla oggi un giornalista colto e accurato2. Leggendo difatti quella relazione, si ha un’idea abbastanza esatta del disastro che colpì la regione del Vulture; e di cui, se fu centro Melfi, che andò distrutta, risentirono danni gravissimi Barile, Rapolla e Rionero; e Venosa, Ripacandida, Lavello, Monteverde, Carbonara e Atella; e le città di Puglia, Candela, Ascoli e Canosa furono più o meno urtate, scosse e danneggiate. Anche l’Arabia combatte l’opinione, che del terremoto di Melfi fossero stati cagione i fuochi sotterranei del Vulture non ancora spenti, e ricorre all’autorità di Humboldt, il quale scrisse: comunemente il popolo è solito di ascrivere i grandi fenomeni a cause particolari, piuttosto che sollevarsi a idee generali, in guisa che dovunque si sentono lungo tempo i terrestri commovimenti, si