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Pietro Valguarnera, Principe di Valguarnera.
Francesco Brunaccini, Arcivescovo di Monreale.
Stefano Sammartino, Duca di Montalbo.
Giacomo Brunaccini, Principe di S. Teodoro.
Salvatore Papè, Principe di Valdyna,
Emanuelle Lucchesi Palli, Principe di Furnari.
Monsignor D. Visconte Proto, Vescovo di Patti.
Filippo Cultrera, Abbate Cassinese.
Duca di Gualtieri.
Principe di Resuttana.
Emanuelle Melazzo, Principe di Alminusa,
Calogero Amato Vetrano.
Conte d’Almerita D. Lucio Mastrogiovanni Tasoa.
Sacerdote D. Giuseppe Castiglione.
Beneficiale D. Paolo d’Antoni.
Duca di Cesarò.
Abate Evola.
Principe di Paternò.


SACRA REAL MAESTÀ.


Signore,

Quegli enormi delitti politici, che non hanno esempio nella storia di un popolo, non sono mai l’opera che della concentrata nequizia dei pochi, i quali per arti infernali, pria di seduzioni, poscia di violenza e di terrore, insignoritisi di un irreffrenato potere, impongono ai riluttanti istinti dei molti un fittizio assentimento.

Tale è la storia di eccessi cosiffatti, antichi e nuovi, tale è pur quella del nefando Atto seguito in Palermo a 18 aprile 1848.

Ma se in quello stolto ed esecrabil Atto, altri hanno a deplorare la miserabil condizione di esser concorsi, benchè repugnanti alla sua formazione, ai già pari temporali elettivi di Sicilia, che or riverenti alla M. V. s’inchinano, toccò minore sventura, quella solo di aver patito la violenza di dover soscrivere separato Atto adesivo a quanto e Rappresentanti e Pari ereditari e spirituali aveano già consumato. Imperocchè assunti alla Paria il di 16 aprile 1848, in quei primi bollori della setta trionfatrice, solo a pareggiar le condisioni di tutti i sedenti in Parlamento, fu loro imposto che esplicitamente al nuovo atto assentissero, e nella prima seduta ne venne loro anche ingiunta la formola.

Ma, Sire, qual via di scampo offrivasi allora ai collocati in quel misero stato? Rinunziare alla Paria dopo la nominazione dei Comuni,