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Io le devo inoltre, mia nobile amica, non poche notizie sulla vita di Napoli negli ultimi anni dell’antico regime. Veda che a nessuno, meglio che a lei, può appartenere questo libro, nel quale con la più sincera obbiettività è narrata la vita del Regno nell’ultimo decennio, e di tutto il Regno, mentre invece, come ella ricorda, il volume, che detti alle stampe nel 1895, era limitato alle provincie del Continente. Oggi l’opera, ricca di documenti, rivelazioni e confessioni nuove, abbraccia l’una e l’altra Sicilia, Non oso affermare che sia tutta la storia di quel periodo, ma son convinto che, qualunque ne sia lo storico, non potrà trascurare queste pagine, per la cognizione più precisa dei fatti e delle persone, e l’importanza dei documenti. Se considerando questi, il passato sembra meno detestabile, non è men vero che il motto di Cicerone, essere la storia maestra della vita, rivela piuttosto la necessità di scoprire e narrare fedelmente le cagioni intime dei fatti, che non l’efficacia sua sul miglioramento morale dei popoli. Per il nostro Mezzogiorno invero, l’esaltazione momentanea e l’incorreggibile credulità furono in ogni tempo la cagione storica delle facili mutazioni di dominio e delle molte incoerenze e debolezze morali, che oggi col sistema rappresentativo hanno mutato forma soltanto.

Questo libro non ha pretese; e se leggendolo, si riuscirà a spiegare come potè avvenire che un pugno di uomini, votati alla morte più che al successo, riuscisse a liberare la Sicilia in poche settimane, e in quattro mesi tutto un Regno, che contava centoventisei anni di esistenza, il fine sarà conseguito. Ad ogni modo io voglio che questo libro porti in fronte il nome di lei, come augurio di fortuna, e come doveroso omaggio a una santa creatura, che scrive pagine immortali nella storia della carità umana.

Natale del 1899.

R. de Cesare.