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Giunti in Ancona, questi rappresentanti, condotti da Francesco De Blasiis e Giuseppe Devincenzi, furono informati che il Re Vittorio, arrivato a Bologna, avrebbe fatto il suo ingresso ad Ancona per la via del mare, prendendo imbarco a Rimini o alla Cattolica. Vedemmo difatti i necessari preparativi; e nella mattina del 2 o 3 ottobre, se non sbaglio nella memoria, piovigginosa alquanto, il Re fece il suo entusiastico ingresso nel porto e nella Città, montando a cavallo. È mio debito accennare la grande commozione che provammo in quei pochi giorni che colà rimanemmo. Le accoglienze patriottiche fatte dalla intera popolazione di Ancona a ben 45000 uomini dello esercito piemontese, segnano una pagina luminosa di quella cara Città, ed esse sono indescrivibili.
Il Re, che andò ad alloggiare in un villino esterno, seppe dell’arrivo in Ancona di numerosa Deputazione degli Abruzzi, che domandava essere ricevuta per esporre i bisogni e le generali aspirazioni dell’ex Reame.
Attendemmo per un paio di giorni le Reali disposizioni, quando improvvisamente, il Re, entrato nella Città, ordinò che le Deputazioni gli fossero presentate subito. Partirono corrieri per la Città per chiamarci in tutti i luoghi, poichè non avvertiti prima, andavamo a diporto. Si corse a palazzo non ordinatamente, e ci fu ressa nello ingresso della sala di ricevimento. L’abate Settimio De Marinis, uomo di profonda dottrina, ed ardente liberale, uno dei cinque rappresentanti pescaresi, dovè animatamente lottare per non rimanere fuori della sala. Il Re se ne avvide, e vedendo con piacere che un sacerdote faceva parte della Deputazione, gli si fece incontro e gli disse: “Donde viene? — Maestà, da Pescara„ Replica il Re: “Che fanno i soldati di quella Piazza? — Maestà, rispose, la Piazza è libera ed affidata alla Guardia Nazionale, i soldati si sono sbandati. “Bene„ finì il Re.
Accolti il giorno dopo dal ministro Farini, il quale accompagnava il Re, sapemmo che questi, dopo scambio di telegrammi, aveva già dato ordine alle sue truppe di iniziare la marcia verso gli Abruzzi. Ci preparammo tutti a tornare per dare la lieta novella, senza curarci delle ricevute minacce emanate dal Governo politico di Napoli.
Sulla metà dell’ottobre le truppe italiane giunsero e si accamparono a Pescara, Il Re Vittorio giunse pure con l’esercito, dopo essere stato caldeggiato dalle popolazioni nelle sue fermate a Giulianova e a Castellamare. Qui prese stanza nel villino Coppa sul territorio di Castellamare. Nel giorno dopo l’arrivo entrò a cavallo a Pescara per osservare la Piazza, circondato dalla popolazione festante ed entusiastica. Vide gli armamenti, sali e si fermò sul Bastione più esposto, denominato della Bandiera. Contemplò i dintorni e rivoltosi