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avanti di lasciar Napoli, ne trovò l’originale fra le carte segrete: non escludeva che fossero state portate a Gaeta coi documenti più importanti dell’archivio di Corte, e del ministero degli esteri. Del tentativo per salvare Bentivegna, il Castelcicala nulla disse al Maniscalco, il quale, nella sua qualità di direttore per la polizia, non ignorava la mente sovrana. Ma l’odio maggiore per quelle esecuzioni si addensò sul capo di lui, anzi fu da allora veramente che si cominciò a formare la trista leggenda sul nome suo: leggenda alimentata e accreditata dal ministro di Sicilia a Napoli e dai colleghi del Maniscalco a Palermo, & soprattutto dallo Spaccaforno, che seguitava non pertanto a mostrarglisi deferente e amico. Ma il Maniscalco compiva il suo dovere, fingendo di non accorgersi di quel che avveniva intorno a lui, intento a dare alla Sicilia la coscienza che il governo era forte e capace di soffocare qualunque conato di rivolta.