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uomini savi, e principalmente da quelli che hanno a cuore l’onore e l’interesse d’Italia (Bene)„.

Parlò anche il Mamiani, il quale enfaticamente esclamò, che "Re Ferdinando, per quanto ignora tutte le arti generose del regnare nel secolo XIX, altrettanto conosce a maraviglia tutte quelle del medio evo„. Il Brofferio non si mostrò sodisfatto della risposta di Cavour e replicando, concluse: "Il deputato Mamiani ha detto: Questa povera Italia, flagellata e battuta non si stenderà mai nella tomba, e i tiranni quando vorran toccarne il cuore, sentiranno i palpiti e diranno: Essa vive! . . . Sì: vive, ma non della vita che noi le abbiam data. Vive l’Italia del sangue che le fluisce nelle vene, che la scalda dal sepolcro, e tocca a noi risuscitarla interamente, non lasciarla coperta di battiture sotto il funereo coperchio. Vive, ma di vita quasi peggiore della morte. Risuscitiamola! (Bravo, bene a sinistra)„.

In verità, la procedura, seguita riguardo al Bentivegna, fu veramente infame, e il Brofferio avrebbe fatto meglio se si fosse limitato a bollarla cosi. E di fatti, contestata dagli avvocati Puglia, Bellia, Sangiorgi e Del Serro — a nome dei quali parlò coraggiosamente ed eloquentemente il quinto avvocato, marchese Maurigi — la competenza del Consiglio di guerra, perchè il Bentivegna era stato arrestato senz’armi e non in conflitto, il giudizio venne continuato e la fucilazione eseguita, non pare credibile, un giorno prima che la Corte di cassazione pronunziasse sulla competenza del tribunale che li aveva condannati! Varie voci corsero in quei giorni, perchè nessuno voleva la responsabilità per sè, ma la verità è questa. Allorchè il Castelcicala partì la prima volta per la Sicilia, il re gli consegnò un plico, sul quale era scritto "Istruzioni segrete da leggersi nel caso di movimenti insurrezionali„. Condannati il Bentivegna e lo Spinuzza a morte, il Gallotti, segretario particolare del principe, aprì il plico e vi lesse queste parole: "Le sentenze dei Consigli di guerra saranno senz’altro eseguite„. Finse di non aver letto e consigliò Castelcicala di telegrafare al re per chiedere istruzioni. E la risposta immediata del Re fu questa: "Leggete le istruzioni segrete„. La sentenza fu eseguita, e il Sansone ne narra i particolari commoventi e quasi incredibili. Il Gallotti, mi confessò pure che il luogotenente e lui bruciarono le istruzioni prima di lasciar Palermo; e che Francesco II,