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conclusione. Generoso e bonario, teneva aperta la reggia alle feste e ai conviti; conservò Charles, il celebre cuoco del suo predecessore, e furono i suoi pranzi ugualmente sontuosi. Non recedendo dal cerimoniale regio, usciva anche a piedi, mostrando di non aver paura, ma l’indole flemmatica lo faceva ritroso di ogni decisione, pur divenendo ad un tratto violento e persino brutale, se si persuadeva che qualcuno abusasse dell’ufficio suo. Essendogli riferito che un colonnello di cavalleria profittava malamente sui foraggi, ordinò che il reggimento sfilasse un giorno alla presenza di lui. E visto lo stato dei cavalli, compiuta che fu la sfilata, avrebbe detto al colonnello, a voce alta: "signor colonnello, lei è un ladro„. Si immagini l’impressione. Tornato al quartiere, il colonnello fu colpito d’accidente.

Non si parlò più del gran progetto del Filangieri per la costruzione delle strade, ma se ne fecero alcune con i fondi ordinarli del bilancio; s’innalzò qualche faro; si costruì un nuovo porto a Milazzo, patria di Cassisi, e furono allargati gli scali di Palermo, di Messina, di Trapani e di Girgenti; congiunta più tardi la Sicilia a Napoli col telegrafo elettrico, e iniziata una rete telegrafica per tutta l’Isola. Il bilancio fu tenuto in pareggio e i fondi pubblici salirono a 120 ducati. Non essendo il Ruffo uomo da iniziative, fece tutto quel bene compatibile con l’indole e la posizione sua, destreggiandosi, non senza abilità, con Cassisi, il quale voleva mostrare al mondo che il padrone della Sicilia era lui e fino a un certo punto era nero.

Se il principe di Satriano ebbe nel suo passivo politico le tragiche esecuzioni del Garzilli e dei suoi compagni, il principe di Castelcicala ebbe quelle del Bentivegna e dello Spinuzza. Se il Filangieri giustificò le prime con la necessità di dare degli esempii, Castelcicala giustificò le altre ... lavandosene le mani. La storia del Bentivegna e dei suoi compagni è stata narrata, con copia di documenti e retto senso storico, da Alfonso Sansone,1 e tutti i particolari sono contenuti in quel suo interessante volume. Ma il Sansone ignorò una circostanza, forse capitale, che potrebbe spiegare la condotta del governo di Sicilia in

  1. Cospirazione, e rivolte di Francesco Bentivegna e compagni, con documenti e carteggi inediti. — Palermo, 1891, Tipografia del "Giornale di Sicilia„.