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A spiegare la severità del giudizio, bisogna ricordare che il Cassisi, obliando ogni sentimento di gratitudine, divenne, dal primo giorno, geloso e astioso oppositore, e poi diffamatore del luogotenente. I primi attriti si manifestarono a proposito della scelta dei funzionarli voluti dal Filangieri per suoi collaboratori, e si vennero accentuando un po’ alla volta. Il Cassisi pretendeva regolare ogni cosa da Napoli, e Filangieri non era uomo da lasciarsi regolare. Pretendeva che si dovesse cancellare in Sicilia ogni ricordo o parvenza di autonomia, mentre Filangieri riteneva esser questo un errore grave, che poteva, in momenti difficili, riuscire fatale. In una sua memoria scritta, credo nel 1860, intese a provare la necessità di far scomparire qualunque simulacro di governo locale in Palermo, fondendo le sette Provincie dell’Isola con le quindici della parte continentale del Regno, e trasferendo la sede del Sovrano in altra città, che non fosse Napoli, nè Palermo, ma non indicando quale, per quanto chiaro apparisse che dovesse essere Messina per la Sicilia. Memoria importante per gli apprezzamenti, per le osservazioni qualche volta acute, e anche per i paradossi politici, alla quale Filangieri rispose con una lunga confutazione. Sulla memoria del Cassisi si leggono, di carattere del principe, queste parole: "A siffatta memoria, che io ritengo compilata da Cassisi, la quale, carezzando le passioni del Re, non manca di erudizione, io risposi nel modo che ravviserassi dalla scritta qui unita, la quale munisco di mia firma, ad futuram rei memoriam„.1
Filangieri riteneva che il ministero di Sicilia in Napoli non dovesse avere iniziative proprie, e molto meno dovesse ostacolar quelle del governo locale; e che i decreti del luglio e del settembre 1849 avessero di quel ministero fatto un semplice portavoce del luogotenente. Il Cassisi riteneva precisamente il contrario, mostrando al Re quanto fosse pericolosa l’accentuazione che dava il principe di Satriano all’autonomia dell’Isola, col mantener vivi i sentimenti di separazione e d’indipendenza nel popolo siciliano. Il Cassisi aveva sul Filangieri il vantaggio di essere siciliano, di stare accanto al Re, di poter a costui dire di conoscere l’Isola meglio del luogotenente, e di godere tutta la fiducia di Ferdinando II, perchè ne solleticava gli istinti di dominio, ne alimentava i sospetti verso i siciliani,
- ↑ Archivio Filangieri.