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Un altro trasparente, opera dell’artista catanese Rapisardi, era posto in piazza Stesicoro, e figurava Catania invasa dalla lava nella memorabile eruzione del 1669, ed autorità, sacerdoti e popolani che scampavano con la fuga. Fra i sacerdoti dipinti il Rapisardi aveva per bizzarria ritratta l’effigie d’un noto prete catanese in abito canonicale, don Mario Torrisi. Era noto che questi aspirava al canonicato, e ne era degno per coltura e ingegno, se non per illibatezza di costumi L’arcivescovo Rogano non volle mai dargli la dignità canonicale. Un bello spirito, mise fuori questo epigramma:

Ci volli un centenariu
Pri fari canonicu don Maria,
Ma stati attenti
Ca è canonica di trasparenti.

Il centenario era quello della traslazione del corpo di Sant’Agata da Costantinopoli a Catania, che si celebrava in quei giorni: circostanza, che contribuì a dare alla venuta di Ferdinando II una solennità maggiore.

La breve visita a Catania ridestò i ricordi degli altri due viaggi fatti da lui stesso nel novembre del 1838, e nel dioembre del 1841, in quella città. Nel 1838 gl’impiegati avevano deciso di staccare i cavalli dalla carrozza reale e sostituirvisi; ma il re, sceso rapidamente dalla vettura, cominciò a distribuire pugni ai più vicini. Aveva ventotto anni, ed era dotato di gran forza muscolare. Un impiegato dell’intendenza, certo Maravigna, n’ebbe gli occhiali rotti, e sino a che visse raccontava quell’incidente. Ma nel viaggio del 1841 avvenne di peggio. Il signor Anzalone, rampollo di nobilissima famiglia e senatore di Catania, scendendo le scale dei benedettini, pose il piede su uno degli speroni del sovrano e lo ruppe. Tutto mortificato, ne raccolse i pezzi rotti e gli offerse al re, balbettando scuse. Questi lo ringraziò... con uno schiaffo! Il povero gentiluomo non si consolò mai di quell’oltraggio villano, anche perchè dette occasione a questo epigramma:

Anulon
Al re ruppe lo spron,
Il re di botto