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Il "Genio dell’ilarità„ soggiungeva:

Iddio ci arrise — della bella Aschene
Dalle infiorate arene
Fra poco il Re verrà.

E la scena si chiudeva con la discesa dal cielo di due piccoli genii, i quali sostenevano una fascia d’oro che portava scritto: Viva Ferdinando II, mentre tutti cantavano:

Salve, o magnanimo
Padre e Signor,
Accogli il gaudio
Del nostro cuori
Sole vivissimo
D’alta bontà.
Splendi a’ tuoi popoli
Per lunga età!

Quando Ferdinando si levò per uscire, si rinnovarono, manco a dirlo, le acclamazioni. Scese per la magnifica scala di marmo messa a ghirlande e a festoni, e andando al porto per imbarcarsi, ammirò, a San Leone, un gran trasparente, il quale rappresentava Re Ruggiero nel suo ingresso a Messina. La facciata del nuovo teatro era coperta da altro immenso trasparente, che rappresentava Ferdinando II, il quale stendeva la mano al commercio per sollevarlo. Alle 10 e mezzo s’imbarcò sul Tancredi col duca di Calabria, che diceva d’aver sonno. Il conte di Trapani accompagnato dall’intendente, partì per Catania in vettura, e Filangieri partì anche lui sul Tancredi.


Catania non si dimostrò inferiore a Messina. Non era la prima volta che il Re vi andava; vi era stato anzi varie volte, ma in nessuna ebbe, come allora, così entusiastiche accoglienze. La città lo aveva invitato durante la sua dimora in Reggio, col seguente indirizzo:


Sire!

Nella felice occasione che la Maestà Vostra trovasi in luogo così prossimo alla Sicilia, si avviva nel petto de’ Catanesi il desiderio di vedere onorata la loro Città della Augusta Vostra Persona. Il Decurionato per ciò, prostrato a piè del Real Trono, osa intercedere, che a colmo di bene-