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La malattia e la morte di Ferdinando II offrirono largo campo agli scrittori amici della dinastia di magnificare, prima e dopo il 1860, la rassegnazione, che chiamarono addirittura da santo, con la quale il re passò da questa vita. Il Giornale Ufficiale narrò gli ultimi momenti di lui, nel solito stile stravagante, con l’intento di farlo apparire un santo. Le parole dette alla Regina e gli scrupoli di lui, il quale credeva peccato desiderare la morte, sino a domandarne a monsignor Gallo, che gli rispose col sacro testo: “Cupio dissolvi et esse cura Christo„: furono i due soli particolari sugli ultimi momenti del Re, dati dal Giornale Ufficiale. E nei fogli del tempo non si trova altro, perchè non era permesso dire più di quanto pubblicava il detto giornale. Poco tempo dopo, venne alla luce una vita di Ferdinando II, scritta da Stanislao d’Aloe, che ricordo d’aver letta nella mia giovinezza: un libro addirittura sparito adesso. Ricordo, che egli faceva morire il re con invocazioni a Gesù, a Maria, a San Giuseppe; il re sarebbe spirato coi loro nomi sulla bocca, invocandoli con queste parole: venite, venite; e, vedendoli andare a lui, avrebbe detto, sorridendo: “sì, sì... vengono, vengono„. Al D’Aloe seguirono il De Sivo e altri. All’inno iperbolico degli scrittori dinastici successe, più tardi, il coro ingeneroso degli scrittori liberali, i quali vollero vedere nella fine di Ferdinando II, a 49 anni, due giorni dopo la vittoria di Montebello, la mano di Dio e lo dissero morto della malattia di Silla e di Filippo II, e mangiato dai vermi, ancora vivo. Qualcuno accreditò la voce assurda dell’avvelenamento di Ariano, e qualche altro affermò che l’origine del triste morbo risalisse alla piccola ferita di Agesilao Milano. Ma, a parte le esagerazioni partigiane, la verità è, che la malattia fu quella che io ho riferita in tutte le sue fasi, e che la rassegnazione del Re, in punto di morte, dopo centoquattordici giorni di un’infermità che faceva ribrezzo, fu esemplare. Io ho raccolto da testimoni inoppugnabili le notizie e le ho scritte imparzialmente.