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La giornata era fresca, prossimo il mezzogiorno e il re sentiva appetito. Domandò al Galizia se avesse portato qualche cosa per la colazione, e il cameriere rispose mostrando due polli, ma dicendo di aver dimenticato il pane. Disse il re "Non fa nulla — maggiore Piazzini, andate a procurarmi due pani di munizione„. Il Piazzini spronò il cavallo e tornò portando i due pani. Il Re ne ritenne uno per sè e dette l’altro al figlio, il quale cominciò a mangiare il pollo, ma non toccava il pane. Il Re se ne accorse ed esclamò: "Nè, Ciccì, tu magni senza pane?„ E il principe: "Papà, il pane è duro e stantìo„ . E tale era infatti, perchè confezionato da parecchi giorni. E il Re allora: Magnatello, e l’avarrissi sempre; ’o magnano i surdati, che so meglio ’e nui„.1 E il principe ne mangiò di mala voglia. Si arrivò a Serra San Bruno a ventidue ore. Tutti gli abitanti di quell’alpestre paesello erano raccolti all’ingresso, dov’è la chiesa. Bruno Chimirri, allora fanciullo di dodici anni, ha conservato un ricordo esatto del passaggio del re per Serra, e rammenta che lo vide arrivare, discendere, entrare nella chiesa e uscirne fra le acclamazioni. Egli era affacciato al balcone di casa sua, annessa alla chiesa. Ricorda la maestosa figura di Ferdinando II, avvolto in un cappotto grigio, e quella, piuttosto meschina, del principe ereditario. Nel tempio fu cantato il solito Te Deum e si ripartì. Ma la strada, divenuta affatto disagevole, venne tracciata dai contadini attraverso la foresta; anzi in alcuni punti dovettero i contadini sollevare di peso la carrozza reale.


A Mongiana, la grande fonderia militare e fabbrica d’armi del Regno, Ferdinando II passò due notti. Egli ne seguiva con molto interesse lo sviluppo, perchè con quello stabilimento mirava a liberarsi dalla soggezione straniera e soprattutto inglese, per la fornitura del ferro e delle armi. Si diceva pure che volesse farne il primo arsenale del Mediterraneo, come il più sicuro per la sua ubicazione. Quali fossero intanto le condizioni dello stabilimento, è riferito in questo rapporto, che, in data 17 ottobre, il comandante Pacifici diresse al D’Agostino, ispettore capo a Catanzaro:


  1. Mangialo, così tu l’avessi sempre. Lo mangiano i soldati, che sono migliori di noi.