Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/529


— 507 —

la consunzione, la quale nelle ultime settimane assunse forme rapide e spaventose.


Le immagini dei Santi e delle Madonne, i crocifissi e le reliquie miracolose, le lampade accese innanzi a queste immagini sacre, e quanto di religiosa superstizione era nel Regno, dove la superstizione imperava largamente, tutto si vedeva radunato nella camera da letto del re. Ogni giorno arrivavano nuove acque, nuove tuniche, scapolari e figure sacre, ed egli tutto vedeva, toccava e baciava con una fede che stupiva; la fede che sarebbe guarito, mercè l’opera delta divinità. Tornò il padre Ludovico, ma più frequente e gradito ospite era il buon cardinale Cosenza, arcivescovo di Capua, il quale recava all’infermo grande conforto con le sue parole. Non furono trascurati i segretisti. Va ricordato quel ciarlatano Manigrasso, notissimo nel quartiere dei Vergini, il cui metodo curativo consisteva nel dipingere l’infermo con sostanze vegetali, ma neppure il Manigrasso potè nulla coi suoi segreti e le sue erbe. Il genere del male rendeva faticosa l’assistenza all’infermo. Due marinai della lancia di Criscuolo, Tommaso Craus e Francesco Morvillo, uomini vigorosi e devoti, erano particolarmente destinati a sollevare sopra un lenzuolo l’emaciato corpo del Sovrano, per mutargli la biancheria grondante pus e sangue guasto. Ogni movimento procurava al re dolori atroci, tra i quali rompeva in grida e in invocazioni alla Madonna ed ai suoi santi protettori. Non v’era biancheria che bastasse. Ed il disgraziato soffriva anche moralmente, per il genere del suo male. Egli, che aveva sempre avuto un pauroso orrore per i morbi infettivi e particolarmente per la tisi, si vedeva condannato a morire di un morbo, che a lui stesso faceva ribrezzo.

Il male procedeva inesorabile, e le sofferenze dell’infermo divenivano sempre più strazianti. Fino al 12 aprile, i medici non credettero necessario pubblicare alcun bollettino, e più che i medici, non lo ritenne opportuno la regina, per non allarmare il pubblico. Ma in Napoli tutti conoscevano la gravità del caso e se ne parlava liberamente, non prestandosi fede alle attenuazioni ufficiose. Il primo Bullettino della salute di S. M. il Re N. S. apparve nel Giornale Ufficiale il 12 aprile, quando la gravità non si potè più nascondere, perchè il re in quella mat-