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in tutte le maniere e non celava le sue diffidenze, sempre imprudenti e spesso volgari. Sebbene, per la pace del suo spirito affranto dal male, Ferdinando II inclinasse a un certo ottimismo, non era tranquillo, ed al Carafa ordinava di non nascondergli nulla, anzi di portargli a leggere, originalmente, i dispacci dei ministri napoletani presso le Corti di Europa, ma soprattutto quelli di Antonini, di Canofari, e di Petrulla, non che quelli di Zezza, rimasto a Parigi come agente ufficioso. L’agitazione sua cresceva di giorno in giorno e sinistramente influiva sulla malattia, che andava assumendo un carattere sempre più grave.


Il 21 marzo giunsero a Napoli da Palermo il granduca Costantino di Russia, la famiglia e il numeroso seguito, e furono ricevuti con dimostrazioni d’onore. Il conte d’Aquila, viceammiraglio, si recò a complimentarli a bordo. I granduchi presero stanza nel palazzo reale del Chiatamone e il seguito alla Foresteria. Il re destinò ad accompagnarli il marchese De Gregorio, maggiordomo di settimana, e la principessa d’Angri, dama di Corte, Il 24 marzo, con treno speciale si recarono a Caserta, e il re ebbe dal granduca assicurazioni esplicite circa il mantenimento della pace. Le grandi potenze avevano aderito alla proposta del Congresso, fatta dalla Russia; e se Napoleone III non era sincero, lo era l’Inghilterra; la missione di lord Cowley a Vienna poteva dirsi riuscita, poichè l’Austria dichiarava di non aggredire il Piemonte e di accettare il Congresso per discutere la questione italiana. La visita fu lunga e parve cordialissima anche da parte dell’arciduca, per quanto costui non nudrisse sentimenti di benevolenza per il re, come aveva dimostrato a Palermo. Il 26, poco dopo il mezzogiorno, il duca e la duchessa di Calabria, i conti di Trani e dì Caserta, con numeroso seguito di dame e cerimonieri, restituirono la visita a Napoli. Era la prima volta che Maria Sofia si mostrava per le vie di Napoli in forma ufficiale, ed ebbe un gran successo di simpatia e di ammirazione. Gli applausi clamorosi, ai quali non era abituata, la stordivano: tornò a Caserta, compiaciuta di Napoli e dei napoletani.

Il 30 marzo giunsero in istretto incognito da Roma il re e la regina di Prussia, sotto il nome di conte e contessa di Zol-