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da Trieste la duchessa di Calabria e il secondo era la nave da guerra, destinata per il servizio dei re e della famiglia reale. Fu scelto il Fulminante, nave di maggiore velocità e grandezza, e però più adatta alla circostanza, anche perchè era stata per l’occasione rifatta a nuovo. Il Fulminante era comandato nominalmente dal viceammiraglio Federico Boberti, incaricato del real servizio, ma effettivamente dal capitano di Vascello Vincenzo Lettieri; n’era sottocomandaute Carlo Longo, ed aveva tra gli ufficiali Cesare Sanfelice, oggi ammiraglio in riposo, e per primo medico e chirurgo di bordo, un giovane molto stimato nell’arte sua, Cristoforo Capone. Il Tancredi era comandato dal capitano di vascello Ferdinando Rodriguez, ed aveva tra gli ufficiali Amilcare Anguissola.

Per risparmiare all’infermo scosse e sforzi, che avrebbero potuto riuscirgli fatali, si decise trasportarlo a bordo, nel suo stesso letto, coperto da una cortina. Si andò a verificare se la branda, su cui Ferdinando II giaceva, potesse entrare nel boccaporto a poppa, ma poiché questo fu trovato angusto, bisognò allargarlo a colpi di scure. Tutto questo servizio fu eseguito con esattezza e sollecitudine dai due Criscuolo, e con tanta discrezione che non se ne seppe nulla, mentre nel palazzo dell’Intendenza era un affaccendarsi di tutti per fare i bagagli Nessuno può dire quanta roba, in quella confusione, andasse smarrita o sottratta. Le famiglie baresi, che avevano dato biancherie, mobili e argenterie, potettero riaverle in parte e piatendo molto. L’avidità di alcuni familiari di Corte non conobbe limite, e qualche pezzo grosso non aveva ritegno di chiedere caciocavalli e barili di vino, per fare, come dicevano, le piccole spese.


La mattina della partenza, il re si sentì meglio. Ricorreva il penultimo giorno di carnevale, la temperatura era calda e il mare tranquillo. Le sofferenze erano un po’ diminuite nella notte, ed egli appariva sollevato di spirito. Volle mangiare la caponata, di cui era ghiotto e nessuno ardi opporsi a questo strano desiderio. La partenza fu fissata per l’una pomeridiana. Bisognava impedire le scene piazzaiuole dell’arrivo, e si ricorse ad uno stratagemma che pienamente riuscì. Le truppe si schierarono nella piazza dell’Intendenza, longo il corso Ferdinando sino all’imbarcatoio; nel porto ormeggiava il Tancredi con le