Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/508


— 486 —

liberali, quei sospetti, ritenendosi che Ferdinando II non avrebbe lasciato sè e il regno senza difesa.

E v’ha di più. Bisogna ricordare che da dieci anni Ferdinando II non aveva ministro degli affari esteri ma un direttore, che fu costantemente il Carafa, fedele, ma passivo esecutore degli ordini di lui, e che spediva ogni giorno al re, durante l’assenza, una relazione minuta sulla politica estera, e ne attendeva gli ordini. Quando questi ritardavano, n’era desolato e correva dal Troja, il quale di politica estera non s’intendeva nulla, e che invariabilmente gli rispondeva: “Vui che dicite? scrivete a ’o re„»1 È anche probabile che, se nel febbraio dei 1869 vi fu qualche tentativo di alleanza fra Vienna e Napoli, il Carafa ne rimanesse completamente al buio; difatti, quando cessò di essere direttore degli affari esteri, giurava che la prolungata visita degli arciduchi a Bari, non ebbe altro scopo che il matrimonio del duca di Calabria e la salute del sovrano. Un altro rapporto del Gropello del 21 aprile quasi accerta, che il conte di Siracusa avesse preso un qualche impegno di disporre l’animo del nipote a sentimenti italiani. Non vi era più dubbio che Ferdinando II volgeva alla sua fine, e quindi appariva urgente influire sull’erede della Corona in modo, che l’indirizzo politico del nuovo regno, fin dai suoi primordii, non fosse contrario alle aspettative liberali. Già il Gropello, in un anteriore rapporto del 16 aprile aveva scritto: “Le intenzioni del Duca di Calabria sono imperscrutabili: a nessuno è dato prevedere quali saranno i primordii del nuovo regno, quali i consiglieri della Corona, e qual contegno politico si adotterà: perciò grandissima è la diffidenza, poche o nulle le speranze„.

Ma sembra purtroppo che don Leopoldo non riuscisse nella sua missione presso il nipote. Più che altro dovettero disanimarlo l’indole diffidente e frolla di Francesco, e la paura che ebbe di suo padre, fino a che questi chiuse gli occhi. Ecco la seconda parte del lungo rapporto del Gropello del 21 aprile:

S. A. R. il duca di Calabria per un sentimento di rispetto verso S. M. evitò ogni qualunque occasione, che mostrasse il proposito di volersi ingerire nella direzione delle cose politiche, sì interne che esterne. E ciò ben gli avvenne, imperocchè nei giorni in cui S. M. godette di quella crisi apparente, ripigliò di bel nuovo a sè la direzione degli affari, e tre giorni

  1. Voi che dite? Scrivete al re.