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minciava a diffondersi la persuasione che si trattasse di cosa non lieve. Il Gropello ne informava il suo governo con rapporti del e 14 febbraio, dai quali però si comprende come, anche per la diplomazia, le notizie della malattia del re non fossero precise: difatti il Gropello accenna a febbri e ad un forte dolore reumatico al ginocchio e scrive: “la malattia di 8. M. il re perdura ognora con una certa intensità, la quale, se sino a questo momento non ispira alcun serio timore, non lascia però sperare un così pronto ristabilimento». Ma più che la malattia di Ferdinando II, il matrimonio del duca di Calabria con una principessa di Baviera, sorella dell’imperatore di Austria, doveva a ragione preoccupare l’animo di Cavour, poichè in quello stesso mese di gennaio si sottoscriveva a Torino il trattato di alleanza con la Francia, e a suggello di esso si stringevano ben altre nozze: quelle del principe Girolamo Napoleone con la figliuola primogenita di Vittorio Emanuele. Certo a Cavour, informato assiduamente delle cose di Napoli dal Gropello, premeva, a scanso di maggiori e più gravi complicazioni in Italia, che il matrimonio del duca di Calabria e lo stato di salute di Ferdinando II non potessero, come si sospettava, ad un’alleanza offensiva e difettiva fra il regno di Napoli e l’Austria; e che la presenza degli arciduchi nel Regno, e la loro prolungata permanenza a Bari rendevano verosimile: E perciò il Gropello, col suo rapporto riservatoci 22 febbraio, aveva giudicato necessario richiamare su questa circostanza la particolare attenzione del grande ministro, al quale scriveva cosi:
Oggetto delle preoccupazioni generali qui fra noi continua ad essere la malattia di S. M. Benchè non si abbiano sul particolare che pochi ed inesatti ragguagli, tuttavia però il silenzio che tiene il Giornale Ufficiale su questo importante argomento è sufficiente motivo a congettura che se la malattia non è letale, è però grave e di non così prossima guarigione. Gli animi della popolazione sono in sospeso, e gli affari rimangono così fattamente arretrati, che appena ciò è possibile in un paese come questo dove il governo di un sol uomo è portato agli estremi limiti dell’esagerazione.
Riesce di grave dolore e direi quasi di scandalo il vedere così lungamente prolungato in Bari il soggiorno degli arciduchi austriaci Guglielmo e Ranieri, non che dell’arciduchessa Maria, consorte di quest’ultimo. Sapendosi che il duca e la duchessa di Calabria sono continuamente attorniati dai precitati Principi austriaci, se ne teme e con molta ragione