Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/503


— 481 —

pagnia dei cognati, veri scolari in vacanza, i quali la chiamavano famigliarmente Sofia, e la distraevano dalle sue malinconie. Nel pomeriggio del 26, la duchessa e i cognati fecero una gita in mare, per divertirsi alla pesca. S’imbarcarono al nuovo porto nella lancia reale e non si allontanarono dalle acque della costiera, Alcuni pescatori, chiamati in utile aiuto, concorsero a rendere abbondante la pesca e furono regalati di trenta piastre. Un altro giorno, Maria Sofia offerse al marito e ai principi di preparar di sua mano una frittata, alla bavarese, per mangiarla a colazione. Detto fatto. Le fu portato, insieme alle uova, un braciere, sul quale fu posto un fornello, ma mancavano una padella e un cucchiaio. Si diè allora l’incarico al sindaco Capriati di scendere e comprare una padella e un grosso cucchiaio; e il sindaco, il quale era in abito nero e calzoni corti, essendo quel giorno di servizio, scese in piazza e compro l’occorrente, ma il risultato finale fu un fiasco: la frittata non riuscì, furono bruciati tre tovaglioli e bruciato il tappeto; si fè un gran ridere, e Maria Sofia rinunciò ad ogni pretesa di cuciniera. La padella, chiamata nel dialettale barese fresòla, fu conservata dal sindaco per memoria, e dalla vedova di lui, mia gentile amica, mi fa donata.


Le sofferenze del re non avevano tregua. Gli assistenti, nel voltarlo sulla branda, per fargli cambiar posizione, benché usassero tutte le cautele possibili, non riuscivano a calmare i suoi atroci dolori. Egli si adirava, li rimproverava, li minacciava anche, ma poi, calmatosi, chiedeva loro scusa e quasi perdono. Il dolore acuto al femore impensieriva i medici, che vi facevano applicare grossi empiastri di semi di lino. Ma l’osso non si sentiva più al suo posto, ed era cominciato, nella parte esterna corrispondente, un arrossimento, per il quale Ramaglia e Leone cominciarono a prevedere la possibilità di una pronta operazione chirurgica; ma nessuno di loro era chirurgo, nè era facile persuadere il re a farsi toccare dai ferri. Fu chiamato nuovamente il dottor Longo, che sulle prime si ricusò, dubitando che, neanche questa volta,

    il padre di lui; il che è addirittura fantastico, com’è insussistente l’intenzione mia di detrarre alle benemerenze del segretario generale. Ebbi da persona, che era assolutamente in grado di dir la verità, il racconto della monelleria del conte di Trani, e ritenni di non trascurarne la narrazione.