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un enfant prodige, perchè dotato di forte memoria e di straordinaria vivacità. Solo Bernardino Grimaldi, anch’esso alunno del collegio, poteva rivaleggiare con lui, ma Bernardino, maggiore di età, non era bello. Dopo la poesia recitata dal piccolo Tocco, i convittori intuonarono un inno di saluto al re. Dell’inno il Capialbi mi manda alcuni versi, probabilmente il ritornello della marcia, con la quale erano stati musicati:

.... Voi la Borbonia Stella
Felici ognor farà.
Irraggerà del vivere
Il vostro bel sentiero,
E al volo del pensiero
Ala maggior darà.
Giovinetti al Re vi leghi
Immutabil fedeltà!

Il re si mostrò sodisfatto da questa dimostrazione, ringraziò vivamente il rettore e i padri scolopii, si fece condurre innanzi il Tocco e lo carezzò sul viso. E poiché pioveva, protrasse la visita nel collegio e volle veder tutto. In una sala, ove erano raccolti alla meglio alcuni oggetti di storia naturale, il professore Tarantini, laico, mostrò al re una collezione di conchiglie, ad una delle quali, che egli credeva aver per il primo scoperta, aveva dato il nome di Rotopea borbonica. Essendosi poi il re avvicinato a una finestra, il padre Giovinazzi gli mostrò un piccolo campo sottostante, dicendo che quello era l’orto botanico; e il Re, sorridendo, gli rispose: "Mettetece ’e lattughe!1 Nelle ore pomeridiane del giorno 13 parti per Tiriolo sotto una pioggia dirotta. Vi giunse la sera e prese alloggio nel convento dei Cappuccini. Tiriolo era il quartier generale, e il Re vi si fermò un giorno e mezzo.


A Tiriolo passò in rassegna, la mattina del 15 onomastico della Regina, le due divisioni, compresa l’artiglieria, che per isbaglio dello stato maggiore, era stata destinata a Miglierina, ignorandosi che non vi erano strade, nè sentieri per andarvi. Bisognò tornare indietro, dopo non poche avarie. Il Re ne fu irritatissimo. E per celebrare anche con atti di clemenza, la festa di

  1. Piantateci le lattughe.