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ampiamente sai conto di lei. Nessuno l’aveva ancora veduta, ma tutti decantavano la bellezza, la nobiltà del portamento, l’aristocrazia delle maniere, i suoi gusti e l’eleganza delle sue acconciature. Nessuno l’aveva vista, ripeto, ma tutti ne parlavano, come se fossero stati a Monaco e ne avessero goduta la confidenza, e avidi aspettassero una parola, un segno, uno sguardo di considerazione benigna. Bari era splendida per movimento, non mai veduto; per l’importanza e il numero dei personaggi che ospitava, e per lo storico avvenimento che si compiva dentro le sue mura. Non vi era famiglia senza ospiti; e le case più distinte alloggiavano i personaggi di maggior conto. All’Intendenza, oltre alle Loro Maestà e ai tre principi, dimoravano, al secondo piano, gli arciduchi d’Austria e al mezzanino, il principe e la principessa della Scaletta. Il re, la regina e i principi occupavano tutto il primo piano, e l’ampia sala, che ora servò alle adunanze del Consiglio provinciale, era stata trasformata in salone da pranzo. All’Intendenza doveva prendere alloggio anche il seguito della duchessa di Calabria, onde non vi rimase camera vuota. L’intendente e la sua signora si erano adattati in due camere remote del secondo piano.

I preparitivi non avevano tregua. La commissione per le feste e particolarmente Enrico Capriati, dava prova di singolare abilità, dovendo provvedere a tante cose. Erano state nominate per i principi e gli arciduchi altre commissioni, e una di giovani delle primarie famiglie e più distinti negli studi. Ma una nota triste dominava in quell’allegria ufficiale: il re aveva passata la notte fra atroci sofferenze. Ramaglia adoperò tutte le risorse della professione per lenirgli i dolori, ma invano. Aveva la febbre, non trovava requie in letto, nè gli bastava la forza di stare in piedi. Dimagrava a vista d’occhio e le preoccupazioni morali rendevano più grave Io stato suo. Non era possibile che uscisse per andar incontro alla sposa, e neppure che si levasse un momento, per assistere alla benedizione nuziale, che si compiva a due camere di distanza dalia sua. Aver affrontato quel viaggio, nelle condizioni descritte, per prender parte al matrimonio del suo caro Lasa, e non potervi assistere, era ben doloroso, quasi straziante per lui. Alle dieci un colpo di cannone annunziò che il Fulminante e il Tancredi erano in vista. Mossero dal palazzo dell’Intendenza e s’avviarono al padiglione, appo-