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nasse, Ferdinando gli chiese, in tono ironico: “Che fanno ’e fratielli? Ce stanno fratielli a Taranto?1 Egli chiamava con questo nome i liberali, e specialmente i repubblicani. Il comandante lo rassicurò che Taranto era città tranquilla e fedele. Sull’episcopio salirono la regina e i principi; il re andò a vedere la batteria Carducci in costruzione. Rimproverò la lentezza dei lavori; disse che si era speso troppo, e uscì in queste parole: “Si se mettessero ’e pezze che se so spese, una ’n coppa all’auta, se farìa na torre chiù alta ’e chesta ccà„.2 Poi si recò con tutti alla cattedrale, dove fu cantato il solito Te Deum. Le vie, erano riccamente addobbate. Dalla cattedrale si andò di nuovo all’arcivescovado dove monsignor Rotondo aveva fatto preparare un lauto pranzo, ma il re, la regina e i principi non vollero accettar nulla, e all’arcivescovo, che insisteva perchè sedessero a tavola, Ferdinando II rispose che preferiva che gli fosse apprestata qualche cosa in una cesta, per mangiarne lungo la strada. Osservando l’ampiezza delle sale dell’episcopio, disse iperbolicamente al vescovo, ch’egli aveva un palazzo più vasto della reggia di Caserta. Al sottointendente De Monaco ordinò che si nettasse il porto e si riaprissero la salina e la salinella di San Giorgio: due piccole lagune, concesse fin dal 1849 dal demanio dello Stato in enfiteusi perpetua ai signori Onofrio Scarfoglio, Giovanni Milena e Luigi E pi fa ni, con l’obbligo delle spese per mantenere la bonifica, ma la cui manutenzione era trascurata con danno della città. Cosa strana: di autorità municipali nessuna potè giungere al re, e però non ebbero l’opportunità di esporgli i bisogni del paese, come avevano in animo. Il Deourionato deliberò, il 19 gennaio, d’inviare per questo un’apposita deputazione a Lecce, la quale fu composta dal sindaco Mannarini, don Gaetano Portacci, don Domenico Sebastio di Santacroce, il commendatore Ferdinando Denotaristefani e Cataldo Nitti “benemerito cittadino — sono parole testuali del verbale della deliberazione — che tanto seppe con la sua opera data alla luce interessarsi al sollievo della povertà di Taranto; i quali tutti, scienti delle bisogna del paese, troveranno modo come supplicare la Munificenza del Principe Re-

  1. Che fanno i fratelli? Ci son fratelli a Taranto?
  2. Se si mettessero le piastre, che si sono spese, l’una sull’altra, si farebbe una torre più alta di questa qui.