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Maury, sopraintendente dei beni dei duca di Bisaccia, e padre di Eugenio, già deputato di Foggia, duemila piastre; l’arciprete se lo era veduto innanzi in sagrestia; il tenente dei gendarmi, nella caserma; ma sopra tutti restò famoso il ricatto di Gaetano Pavoncelli, giovane figliuolo di Federico Pavoncelli, che aveva soccorso sino all’ultimo giorno il padre di Nicola e tenuto questi ai fonte battesimale. Il giovane Pavoncelli riuscì a fuggire, e il riscatto non fu pagato. Prima d’intraprendere il viaggio, il re aveva mostrato desiderio che Niccola Morra, insieme col suo compagno Buchicchio, fosse preso, o indotto a costituirsi. Federico Lupi, il nostro Mostaccione, era stato mandato a Cerignola alcuni giorni prima, perchè fossero adempiuti i desideri sovrani, ma inutilmente. Tra la folla, che circondava ed applaudiva il re, si notava un gruppo di donne, dalle quali partivano le grida più alte di “grazia„ e di “misericordia„. Una di quelle, più ardita delle altre, quasi sollevata dalla folla, s’appressò alla carrozza e, afferratasi allo sportello, dalla parte del re, si diè ad urlare: “Maestà, grazia, grazia per Niccola Morra„. Era Teresa Cibelli, zia del bandito. Ferdinando, a quel nome, si scosse; ed appoggiato il braccio sulle spalle di lei, le disse a voce alta: “Digli che si presenti; si presenti; avrà la grazia.... digli che avrà la grazia„. Quanti l’intesero mandarono un grido di gioia, e le donne piansero per la commozione, poichè Niccola Morra rappresentava per il popolino la ribellione alle prepotenze dei signori. Il Morra non seguì però il consiglio del re; più tardi, ferito, mentre tentava il ricatto di Giovanni Barone, ricco proprietario di Foggia, andò in prigione; ne uscì e, scontata la pena, tornò in patria: e complicato in altri fasti briganteschi, subì nuove pene. È morto vecchio, dopo aver fatto pubblicare le sue memorie, non prive d’interesse.1


Intanto si erano attaccati i nuovi cavalli, e i sovrani partirono fra le acclamazioni stentoree del popolo cerignolano; ma anzi che andar difilato verso Canosa, il re volle divergere, per qualche miglio, dalla strada consolare e visitare la colonia agricola di San Ferdinando, fondata da lui vent’anni prima, al fine di sottrarre alla malaria le misere famiglie, che abitavano

  1. Pasquale Ardito, Le avventure di Niccola Morra, ex bandito pugliese. — Monopoli, Gherzi, 1893.