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caporale di gendarmeria, Antonio Tamburrino, noto al re Ferdinando II, temendo che il cucchiaino venisse rubato, gli gridò dal balcone: “Tamburrì, Tamburrì: piglia sto cucchiarino, primma che i guagliuni ’o fanno volà„.1 Questa volta però i balconi erano ermeticamente chiusi per la tramontana, che soffiava gelida e tagliente; e il re, in cambio del gelato, prese una bibita calda, poi assistette alla presentazione delle autorità che gli venne fatta dall’intendente, con teatralità e lusso di aggettivi. La regina fu ricevuta dalla signora Mirabelli e dalla gentile figliuola.
Don Pasquale Mirabellì Centurione era mezzo calabrese e mezzo basilisco, e da circa dieci anni governava quella provincia. Fedelissimo al re, cui doveva l’elevato posto, per la simpatia ispiratagli dai suoi modi di attore da arena e dal suo spirito rozzo, ma non senza qualche acume, egli, nativo di Amantea, vi era stato sindaco e poi sotto intendente, dalla quale ultima carica fu destituito durante il periodo costituzionale del 1848. La gesticolazione teatrale e l’enfasi calabrese erano gran parte della sua natura; ed egli, anzichè temperarle, le esagerava simulando sensi feroci, mentre in fondo aveva indole non cattiva, tranne coi liberali. Per questi perdeva addirittura la ragione. Erano nemici del re, e tanto bastava, perchè egli si potesse permettere ogni nequizia a loro danno, come fece con Poerio, Castromediano, Pironti, Schiavoni, Braico, Pica, Nisco e gli altri condannati politici, rinchiusi nelle galere di Montefusco, Il suo governo fu demoratizzatore per necessità degli eventi e per la quasi assoluta assenza di carattere. Certo la dignità umana non deve molta riconoscenza al Mirabelli, ma egli fu personalmente onesto; e perduto l’ufficio nel 1860, visse a Napoli in miseria il resto della sua vita. Suo figlio Filippo era sottointendente di Altamura e fu destituito anche lui.
Primi ad esser presentati furono il sindaco della città, don Niccola Maria Galasso, vecchio ed onesto amministratore; il segretario generale dell’intendenza Tortora Brayda, che da pooo tempo vi era stato destinato da Foggia; don Michele La Mola, presidente della Corte criminale e padre di Antonio, oggi pre-
- ↑ Tambarrino, Tambarrino, raccogli questo cucchiaino, prima che i ragazzi lo facciano volare.