Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/439


— 417 —

gio in una quindicina di giorni, tenendo conto delle indispensabili fermate e distribuendo le tappe cosi: da Caserta ad Avellino, da Avellino a Foggia, da Foggia ad Andria, da Andria ad Acquaviva, da Acquaviva a Lecce, da Lecce a Bari per l’andata; e per il ritorno: da Bari a Barletta, a Manfredonia, a Foggia, ad Avellino e a Caserta. Sarebbe stato ospite degli intendenti o dei vescovi, e mai di privati; anzi da nessuno avrebbe accettato colazioni o pranzi, così come fece nell’ultimo viaggio in Calabria. Aveva disposto che la cucina reale, col cuoco direttore Cammarano, facesse parte del seguito, portando tutto, anche l’acqua da bere in recipienti chiusi con lucchetto, perchè il re era abituato a bere l’acqua detta del Leone di Posillipo. Gl’intendenti e i vescovi erano persone di sua assoluta fiducia, anzi dal Mirabelli, intendente di Avellino, che sapeva a lui devotissimo, accettò un’ospitalità completa. Al re erano poi ben fedeli il vescovo di Andria, Longobardi, e l’arciprete mitrato di Acquaviva, Falconi.


Le carrozze da viaggio erano sei: tre di Corte e tre postali. L’amministrazione delle poste provvide al servizio dei cavalli. Il marchese Targiani e i fratelli Maldura avevano l’appalto del relativo servizio e dei procacci; e loro ispettore, incaricato del servizio cavalli e postiglioni, era Federico Lupi, in questo genere assai capace. Egli ebbe pieni poteri per la scelta delle bestie e la loro impostazione lungo la strada. Fu uno dei pochi, che conoscesse tutto l’itinerario dal primo giorno. Portava, anche allora, trionfalmente, i suoi enormi baffi biondi, e fu perciò soprannominato dal re, durante il viaggio, Mostaccione. Il Cervati era amministratore generale delle poste; lo stesso uffizio che ebbe nel 1860 il barone Gennaro Bellelli, quando andò a ricevere Vittorio Emanuele al confine di Abruzzo. Le poste dipendevano dal ministero delle finanze. Opportune disposizioni furon date per la sicurezza delle strade. Squadroni di cavalleria e di gendarmi a cavallo perlustravano la via consolare: più frequenti alla salita di Monteforte e nel vallo di Bovino, vecchi nidi dì malandrini. Furon dati ordini alle guardie d’onore delle provincie di Terra di Lavoro e di Napoli di tenersi pronte ad accompagnare il re, di tappa in tappa, e di raccogliersi a Nola, dove difatti si raccolsero, sotto il comando del duca di San Teodoro, capo-