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vita, e il quale non aveva conosciuto mai donne, anzi le fuggiva, facendosi rosso nel viso quando non ne poteva evitare gli sguardi, e con un suocero ancor giovane e vigoroso, soggiacente alla dominante volontà della moglie, matrigna del principe ereditario. A tanta disparità intrinseca Ferdinando II non badò gran fatto, persuaso che avrebbe plasmata lui l’educazione della principessa ereditaria: pretensione e leggerezza tutta borbonici, dalla quale non bastò a stornarlo l’esempio del suo primo matrimonio con Maria Cristina di Savoia, la cui educazione e le cui tendenze erano così profondamente diverse dalle sue.
La richiesta ufficiale venne fatta dunque, con grande solennità il 22 dicembre a Monaco, dal conte Ludolf, incaricato d’affari dì Napoli. Era aggiunto di legazione Domenico Bianchini, del quale si è parlato, e che ebbe l’incarico di presentare alla sposa sopra un cuscino di velluto il ritratto del fidanzato, dopo che ella ebbe dato pubblicamente il suo assenso. Era una miniatura ovale, molto fine. Francesco vi era raffigurato in costume di ufficiale degli usseri della guardia, e a tutti fece buona impressione. Corse la voce che fosse offeso in un occhio, tanto che una principessa di Corte se chiese riservatamente al ministro e all’aggiunto, i quali si affrettarono a smentirla. Il matrimonio religioso ebbe luogo, con la stessa solennità, il giorno 8 gennaio. Procuratore dello sposo fu il principe Luitpoldo, fratello del re e attuale Reggente. Il 13, la sposa lasciò Monaco, accompagnata dal fratello Luigi, dalla contessa Rechberg, dama di palazzo, dalla baronesse di Taenzl-Tratzberg, dama d’onore, dal tenente colonnello Heüsel, aiutante di campo del duca di Baviera, e da donna Nina Bisso, mandata da Napoli come cameriera personale della giovane duchessa e che divenne via via, come si dirà, la persona con la quale Maria Sofia avesse maggiore familiarità, e a cui volesse più bene. A Trieste, la duchessa di Calabria fu ricevuta a bordo del Fulminante dalla principessa di Partanna-Statella e dalla duchessa di San Cesario: signore piuttosto anziane e dal conte di Laurenzana, nominato cavallerizzo della principessa ereditaria e che l’accompagnarono sino a Bari, insieme col duca di Serracapriola, commissario per la consegna della sposa e che tornò a Napoli ventiquatt’ore dopo il matrimonio. Ferdinando II aveva mandata a Monaco, oltre a donna Nina Rizzo, un’altra