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Ludolf, incaricato d’affari di Napoli. Ferdinando II costituì alla futura nuora una controdote di ducati trentaseimila. La dote fu pagata a Napoli per mezzo del banchiere Kirsch. Ma quella semplicità era libertà nel tempo stesso, libertà comune alle grandi e alle piccole Corti tedesche. Maria Sofia e le sue sorelle giravano Monaco da sole, in carrozza e a piedi, guidavano cavalli, tiravano di scherma, si esercitavano al nuoto e al ballo, e avevan passione per le bestie, singolarmente per i cani e i pappagalli. Il padre loro, bellissimo uomo, ritenuto generalmente il più bel principe delle Corti di Europa, era in fama di stravagante e di donnaiolo, ma di cuore eccellente. Separato da sua moglie, viveva a Wiitzbourg fra amici e dissipazioni; e la moglie, zia del re di Baviera e sorella dell’arciduchessa Sofia, madre dell’imperatore Francesco Giuseppe, attendeva personalmente all’educazione delle cinque figliuole. La famiglia passava l’estate nel castello di Possenhofen e sulle rive del lago Sterbnerg, e l’inverno a Monaco, in un grandioso palazzo, nel oui ampio cortile era stato costruito un maneggio, dove le principesse si esercitavano nell’equitazione.1 Non bella, la duchessa Luisa Guglielmma era dotata di grande energia e di vivace spirito d’intrigo. Non senza orgoglio aveva veduta la seconda delle sue figlie, la bellissima Elisabetta, divenire imperatrice d’Austria, e vedeva ora la quarta, Maria Sofia, avviarsi, non ancora compiuti i diciotto anni, al trono delle Due Sicilie. Fu lei, che condusse le trattative del matrimonio, ripeto, perchè il duca se ne stava a Wiitzbourg e solo tre volte comparve a Monaco: il giorno della richiesta ufficiale, 22 dicembre 1858; il giorno del matrimonio, 8 gennaio 1859, e il 13 gennaio, quando la sposa partì. Una principessa bellissima e giovanissima, ardita, fantastica e impulsiva come suo padre e sua sorella Elisabetta, e vivace come la madre, non era la più adatta a entrare nella Corte napoletana, immagine di tristezza, di vecchiezza e di pregiudizio; nè a divenire moglie di un principe piuttosto insipido, soggiogato dagli scrupoli religiosi, inesperto della

  1. En Glömd Hjältinna (Un’Eroina dimenticata) è il titolo di un libro di Clara Tschudi, pubblicato a Stoccolma nel 1904. In esso, ch’è tutto una apoteosi dell’ex regina di Napoli, sono narrati molti particolari circa l’educazione di lei. Altre notizie son tolte di pianta dalla seconda edizione della Fine di un Regno, senza citarla, naturalmente.