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presentanza diplomatica a Monaco, come si è detto, ma nessuno ne trapelò nulla. Considerazioni politiche di non lieve importanti dovettero indurre Ferdinando II a stringere maggiormente i legami di famiglia con l’impero austriaco, dando in moglie al figliuolo una cognata dell’imperatore. Memore forse dei versi uditi un anno prima alla rappresentazione della Stella di Mantova, si disse ch’egli passasse in rassegna le principesse italiane, e si fermasse su Maria Clotilde di Savoia, figliuola di Vittorio Emanuele li; ma non pare che vi siano state trattative neppure alla lontana: lo escluderei in modo assoluto, sia perchè il ricordo del suo matrimonio con una principessa di Savoia e l’astio, che palesemente nutriva verso la Corte ed il governo sardo, non potevano favorevolmente disporlo; sia perchè anche da parte della Corte di Torino non sarebbero mancate difficoltà, sapendo bene, dai rapporti del Gropello che cosa fosse la Corte di Napoli, la condizione del paese e del governo, e quale l’educazione data al principe ereditario, e l’indole di lui, assai difficile a definire. Di tali rapporti pubblico più innanzi quello del 18 gennaio 1857, e ch’è una mirabile dipintura di Francesco e dell’ambiente nel quale viveva. A determinare invece la scelta della giovane duchessa di Baviera, concorse esclusivamente la regina Maria Teresa. Ferdinando II teneva dietro, non senza inquietudine, agli avvenimenti che si succedevano in Europa, le sue diffidenze verso Napoleone e il Piemonte aumentavano di giorno in giorno, e pur non credendo ancora o simulando di non credere, che i francesi sarebbero scesi in Italia per far guerra all’Austria e venire in aiuto della rivoluzione, un senso di timore lo aveva invaso.


Le condizioni esteriori della felicità non mancavano. Gli sposi erano giovanissimi; cattolica e divota la Corte di Baviera; spregiudicata e semplice l’educazione delle figliuole di Massimiliano Giuseppe e di Luisa Guglielmina, duca e duchessa di Baviera, sia per avito costume, perchè otto erano i figliuoli, e perché infine assai modesto il patrimonio, tanto che Maria Sofia ebbe in dote soli venticinquemila ducati, cioè cinquantamila fiorini bavaresi come risulta dal contratto nuziale stipulato a Monaco il 4 novembre 1858, e firmato dal barone De Pfordten, presidente del Consiglio dei ministri e ministro della Real Casa, e dal conte