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al punto da profferire dalla cattedra proposizioni come questa: I popoli si governano col cannone e la mitraglia. Era odiato dai giovani al punto che nel 1860 si nascose in cantina e vi stette tre anni, anche perchè era tenuto in conto di spia. Ma degl’insegnanti di allora la figura più caratteristica era quella di Vincenzo Tedeschi Paternò Castello, della famiglia dei Francica, il quale, divenuto cieco all’età di tredici anni, invece di imparare a suonare il violino come voleva il padre, con l’aiuto di un buon lettore, si approfondi nelle scienze morali e tenne la cattedra di logica e metafisica. Le truppe borboniche, entrando in Catania, fecero crudele scempio della famiglia di lui. Insegnava matematiche sublimi una sommità della scienza: Giuseppe Zurria, morto di recente a 86 anni, dopo quarantaquattro d’insegnamento: mirabile esempio di diligenza, di bontà e di modestia. Anche negli ultimi anni, nessuna rigidità di stagione gl’impedì mai di far lezione; e pochi mesi prima di morire, a Mario Mandalari, direttore della segreteria di quell’Università, che, in una fredda giornata di gennaio, lo pregava con affetto filiale di non esporsi alle inclemenze della stagione, rispondeva: “'U duviri, figghiu„1 La morte dello Zuma, avvenuta nel settembre del 1896, fu pubblico lutto a Catania. Vasta, svariata, multiforme, sebbene non sempre profonda cultura aveva il professore don Agatino Longo, che insegnava fisica, ed era cattolico osservantissimo; scienziato dì fama mondiale era Carlo Gemellaro di Nicolosi, celebre per i suoi studi sull’Etna. Egli insegnava geologia e mineralogia, dirigeva il gabinetto di storia naturale e fu anche rettore, Insegnavano i due fratelli Fulci: Francesco, ritenuto il più reputato medico di Catania, e Innocenzio professore di letteratura italiana, ed erano abbastanza animosi nei loro insegnamenti, È giustizia ricordare Euplio Reina, buon chirurgo e ostetrico, e Salvatore Ursino, il quale insegnava codice civile confrontato ool diritto romano: giureconsulto e magistrato di grande rettitudine, sedendo trai gridici della Gran Corte Civile. Anche speciale menzione va fetta del professore Catalano, che amava molto i giovani, benchè d’indole malinconica e schiva si mostrasse freddo, al punto che gli scolari scrissero un giorno sui banchi:
Catalano è un letterato |
- ↑ Il dovere, figlio.