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s’imbarcò la sera del 27 settembre a Napoli, sul Fulminante, insieme al giovane principe ereditario che contava quindici anni, e al conte di Trapani. Il suo seguito era formato dal principe D’Aci, dai brigadieri Ferrari e Del Re, dai colonnelli Nunziante e De Steiger, dal tenente colonnello Letizia, dai maggiori Severino, Anzani e De Angelis, dai capitani Grenet, Schumacher e Salvatore Nunziante. Il colonnello Afan de Rivera, che era pure del seguito, comandava l’artiglieria; il brigadiere Garofalo era capo dello stato maggiore, e il maggiore La Tour seguiva, come aiutante di campo, il conte di Trapani. I direttori Scorza e Murena partirono con la posta e attesero il Re a Lagonegro. Il re aveva seco il suo cameriere particolare, Gaetano Galizia, mentre un cuoco e un sottocuoco, con servizio completo di cucina in apposito furgone, precedevano il corteo di un giorno. Il Fulminante, seguito dal Guiscardo, dal Ruggiero, dal Sannita e dal Carlo III, giunse la mattina del 28 nella rada di Sapri. La sera di quel giorno, il Re dormì a Torraca, facendo la prima tappa, da Sapri a Torraca, a piedi per mancanza di strade. Alloggiò nel castello del marchese di Poppano, Biagio Palamolla: castello medioevale, con le torri merlate. Lo ricevette il vecchio marchese che, per grave caduta da cavallo, vent’anni prima si era ritirato dalle guardie del Corpo, col grado di brigadiere e portastendardo. Il Re, prima di allontanarsi, conferì all’ospite il titolo di duca di Torraca; e il marchese, a perpetuo ricordo, fece cingere con una catena di ferro l’ingresso del castello e murare sulla facciata esterna una lunga lapide latina, della quale ecco la chiusa:

ne auspicati in turrem regis adventus
excelsique tam hospitis
mnemosy non excideret
hunc lapidem oblivionis vindicem
blasio palamolla, puppani marchio
posuit
an. rep. sal. mdccclii


Fu quella la sola occasione che il Re fece al suo proposito di non accettare, a nessun patto, ospitalità da privati. Saputo che, a poca distanza di là, in una casa di campagna, era in fin di vita il vecchio prete Peluso, l’assassino di Costabile Carducci