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poli e seppe acquistar fama e guadagnare la ricca clientela di tutta l’aristocrazia, che popolava quel rione. Aprì negozio a Chiaja, prima presso il Ponte, con la scritta: Miscellanea — Prezzi fissi, a lettere cubitali: poi passò più in su, dopo i Gradoni di Chiaja. Ivi la legatoria divenne l’ultima parte e la più trascurata dei suo negozio. La bottega formava un elengantissimo bazar, con impronta propria. Vi si trovavano le più eleganti novità di Parigi, di Londra, di Vienna, nelle quali città il Picardi recavasi ogni anno a fare incetta dei migliori oggetti in bronzo, in porcellana, in biscuit, in legno scolpito e in bulgaro. Intimo coi principi reali, faceva venire al loro indirizzo e col loro consenso la mercanzia, la quale andava esente dal dazio! I principi prendevano per loro il meglio, spesso gratuitamente e sempre a basso prezzo. Una mano lavava l’altra, e non se ne faceva caso. Il Picardi, divenuto poi ricco, si ritirò dal commercio.
Il Peirce, con bottega a Toledo, smerciava l’autentico genere inglese, in quella sua specie di bazar elegante. Altro tipo di bazar era quello di monsieur Germain in piazza San Ferdinando, famoso pei cappelli e le maschere di carnevale. Sulla medesima linea era la Boulangerie française, che rappresentava la finezza del gusto del palato rispetto al tradizionale Pintauro; come la vicina bottega, la tabaccheria di eccezione, rappresentava il lusso del fumo, rispetto alle sudice tabaccherie di quel tempo. Ma una casa importante per i generi di addobbo, e tutta napoletana, era quella dei fratelli Savarese, la quale occupava gran parte dei locali dell’attuale Gambrinus, Era messa con grande sfarzo e la Corte vi faceva grosse compere, dai ricchi bronzi ai più moderni giocattoli di lusso. Il re in persona inaugurò questo negozio, ove soleva ogni anno, nella passeggiata del venerdì santo (lo struscio), fermarsi ed accettare i rinfreschi che il Savarese gli offriva. Altra ricca casa commerciale era quella di Pasquale Tesorone, una specie di emporium, ove si trovava di tutto, dagli oggetti di vestiario, ai tappeti, alle stoffe per mobili, agli scialli orientali, alle oreficerie, alla profumeria, ai bastoni, agli ombrelli. Occupava un grande appartamento al primo piano del palazzo Stigliano a Toledo, addobbato con lusso signorile, sin dal tempo in cui Toledo era tutt’altro che una via elegante. Anche questa casa, che, per i soli generi di gran lusso e di prezzo stravagante, preludiava ai