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sigliato di non montarlo in compagnia degli altri. Ma che volete? la giovinezza è ambiziosa, ed io serbava questo palafreno, ch’era tanto bello, appunto per le grandi occasioni. Partimmo dunque un giorno diretti a Baia, ed io insieme con la principessa di Moliterno, allora bella, giovane ed eccellente amazzone, mi trovavo in testa della comitiva. Arrivati alle stufe di Nerone presso Baia, dove la strada, a picco sul mare, serpeggia, io e lei ci arrestiamo per aspettare gli altri rimasti troppo indietro, e mentre io, distratto dalla spiritosa conversazione della mia dama, non faceva più attenzione al mio galante e bramoso destriero, questi, slanciatosi sul collo della cavalla montata dalla principessa, l’addentò al garrese, e provocò da parte di quella cavalla una vera gragnola di calci. Se la mia compagna fosse caduta a quel valtzer fatto sui ciglio della strada, e che durò sei minuti, non so quale tragedia sarebbe potuta avvenire; saremmo certo caduti in mare. Io in pena della mia caparbietà ed audacia, ebbi un calcio sull’osso della gamba, per il quale fui 43 giorni impossibilitato a montare a cavallo o camminare a piedi. Anche oggi, quando c’incontriamo con quella brava signora esclamiamo ambedue: come facemmo bene poco meno di un mezzo secolo fà, a non morire!!
Nonostante gli epigrammi e le caricature, la crinolina regnò sovrana nella moda in quegli anni. I giornalisti, i poeti dialettali, i comici Altavilla e Petito, non la lasciavano in pace; ma essa trionfò dei suoi oppositori. Le evoluzioni della moda erano allora più lente, e solo le signore di ricco casato le seguivano nei loro capricci. Non è già che la moda fosse più costosa, ma il prezzo del danaro era più alto, le comunicazioni con Parigi più difficili, maggior equilibrio regnava in tutta la vita sociale, e meno acuto era il pungolo della vanità e delle fatuità rovinose. Parigi imperava dittatrice della moda, e il Petit Courier pour Dames portava le ultime novità per le signore, e Leveu, il celebre Leveu, forniva pomate, acque odorose e profumerie. Sebbene fossero in Napoli sarte e modiste anche parigine di gran valore, le toilettes sfarzose per balli, e le acconciature più distinte per teatri e passeggi, si ordinavano a madame Musard, a Parigi. Nell’estate del 1858 fu molto accetta la stoffa popeline ed usata dal bel mondo la coteline, tessuto leggerissimo di lana e seta. Abiti di seta, pochi; più numerosi quelli di moerre antico, a larghi quadri, lucidi e ricchi di fiori colorati su fondo nero. Ma la maggior voga l’ebbe il taffettà scozzese. Le vite degli abiti erano tagliate a più punte a piccole falde rotonde, e i nastri profusi in gran copia. Le maniche, semiaperte, a grandi pieghe, si dicevano à gigot. I cappelli usavano