Com’è triste il considerare oggi, dopo più di cinquantanni dai giorni in oui si nutrivano tali speranze, che mancarono nel paese tutte le condizioni per vederle realizzate. Se la posizione geografica del Regno lo metteva, aperto il canale di Suez, in grado di trarne più di ogni altro paese il maggior vantaggio, pur troppo mancava ogni preparazione per divenire più tardi centro di commerci, di scambi, di depositi, di trasporti. Dove trovare la necessaria coltura commerciale, lo sviluppo del credito, l’ordinamento bancario, i docks, i magazzini generali, l’attività dei cittadini e l’intelligenza del governo? Fin dal 1858, undici anni prima dell’apertura del canale, l’Inghilterra, l’Olanda, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti di America avevano ottenuto le grandi agevolezze commerciali col Giapponese; il re dì Napoli non pensava che a costruir chiese e a trovare una moglie al principe ereditario! Nè, dopo il 1860, vi si dimostrò più preparata la nuova Italia. A nulla valsero i lieti augurii, che il buon ministro Luigi Torelli trasse nel 1865 dal fatto, che ad attraversare il canale di Suez i primi due legni furono del mezzogiorno di Italia, anzi pugliesi, due barche peschereccio dì Trani, di dieciotto tonnellate ciascuna!