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Il Regno era poverissimo d’industrie: i soli veri centri industriali erano le valli del Liri, dell’Irno e del Sabato. Nel circondario di Sora fiorivano quattro cartiere: quella del Fibreno, di proprietà del conte Lefebvre; un’altra, appartenente ad una società napoletana, diretta dal belga Stellingwerf; una terza di Roessinger e una quarta di Courier. Eravi inoltre la grande fabbrica di panni-lana di Enrico Zino, che forniva l’esercito del panno color rubbio per i calzoni della fanteria. Altre fabbriche di pannilana le esercitavano Polsinellì e i fratelli Manna, in Isola del Liri; Pelagalli, Ciocodicola, Sangermano e Bianchi, in Arpino; Lanni, Picano e Cacchione, a Sant’Elia Fiume Rapido. Ricordo inoltre la grande cartiera dei Visocchi in Atina e ricordo pure che il governo esercitava le miniere di ferro in San Donato Val di Cornino, e il minerale veniva poi trattato in una magona, espressamente costruita nel territorio di Atina, fra il 1857 e il 1858. Sul Sarno, sull’Irno e sul Sabato erano le fabbriche di cotone, di lino e di lana, fondate da industriali svizzeri, francesi e anche nazionali, le quali prosperavano, per il sistema protezionista che informava la legislazione doganale del Regno. Il circondario di Sora poteva dirsi la Manchester del Napoletano. Insieme alle industrie vi fiorivano i buoni studii, pe’ benefici influssi della storica abbazia di Montecassino e del buon collegio Tulliano di Arpino, che i gesuiti non giunsero mai ad abbattere. Appartenevano a quel circondario Antonio Tari, di Terelle; Ernesto Capocci, di Picinisco; Giustiniano Nicolucci, d’Isola del Liri, professore di medicina nell’Università di Napoli, Giuseppe Polsinelli e Angelo Incagnoli, di Arpino, l’ultimo dei quali in gioventù pubblicò alcune lezioni di storia della filosofia, e fu poi deputato e morì amministratore del Fibreno. Vi appartenevano inoltre Giustino Quadrari, interprete dei papiri ercolanesi, e Giacinto Visocchi, morto innanzi tempo per un’infermità contratta in un acquedotto, dove si era dovuto rifugiare, per sottrarsi alle persecuzioni della polizia, della quale era strumento in quel comune un famigerato capo urbano. Non mancavano alcune piccole industrie d’importanza locale, e vanno ricordati i lavori in acciaio di Campobaseo e Frosolone; molti telai di tessuti grossolani; molte tintorie; molte miniere prive di capitali per lo sfruttamento, e pochi tentativi d’industrie boschive e altre di minuscola importanza.