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toprefetti di Gaeta e di Sora che lo seguivano, Francesco Dentice d’Accadia e Giuseppe Colucci, domandò loro come si chiamassero tutti i ridenti paesi, che sorgevano alle falde di quei monti. Saputo che si chiamavano Fontana, Arce, Rocca d’Arce, Roccasecca, Colle San Magno, Palazzolo Castrocielo, uscì in queste significanti parole: "Ecco, così dovrebb’essere tutto il Regno: la domenica, suona la campana, e si riunisce il Decurionato. Si delibera, e poi ciascuno toma alla campagna e al lavoro; mentre nelle città ...„ e qui s’interruppe. Proseguendo per Arce, giunse al bivio dove si stacca il tronco che conduce a Ceprano, ed arrivato in quella cittadina, desiderò di salutare il marchese Ferrari, non so se fratello o padre di monsignor Ferrari, ministro delle finanze di Pio IX. Scambiati con lui alcuni complimenti avanti al suo palazzo, tornò indietro, senza scendere dal legno, e rientrò a Gaeta a tarda sera.


Altri segni di risveglio non mancavano, e le Società Economiche vi contribuivano, come meglio potevano. Queste Società, delle quali ogni provincia ne aveva una, erano veramente più accademie che sodalizii diretti a migliorare l’economia pubblica e promuovervi l’industria, l’agricoltura e il commercio; furono istituite sotto Murat, e i Borboni non le abolirono, ma le vigilarono non senza diffidenza e non le estesero mai alla Sicilia. Ad esse non era dato fare di più, senza generar sospetti, e però tutte gareggiavano a chi contasse maggior numero dì socii onorarii e corrispondenti, scelti tra i più alti funzionarli dello Stato, nonché fra i più noti cultori di studi! economici e sociali. Ne erano a capo, col grado di segretarii perpetui, uomini di valore, come Giulio Petroni a Bari, Francesco della Martora a Foggia, Federigo Cassitto ad Avellino e don Raffaele Quartapelle a Teramo. Al Cassitto, che morì, come sì è veduto, quasi ottantenne nel 1853, e che fu dotto nelle scienze amministrative ed economiche, Avellino deve il presente orto botanico inaugurato nel 1851, due anni prima della sua morte, e una flora irpina, nella quale son classificate tutte le piante della provincia. Salerno ebbe un certo risveglio nell’agricoltura locale, soprattutto nella viticultura e introduzione delle piante da foraggio, e nella meccanica agraria.1 La Società Eco-

  1. Un’interessante monografia sulla Società Economica di Principato Citeriore fu pubblicato nel 1903 da Paolo Emilio Bilotti, l’operoso direttore dell’archivio prov. di Salerno, lo stesso che ha scritto della spedizione di Sapri.