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profittavano per riunirsi senza sospetto e per manifestar voti, quasi sempre platonici. Erano le fiere anche uno scambio di conviti e di ospitalità, pericolose occasioni a giuochi d’azzardo, ma fortunate circostanze per annodar matrimonii. In tante famiglie di provincia si ricordava con compiacenza, che il matrimonio del nonno, o quello dei proprii genitori, era stato concluso, o n’erano state iniziate le trattative in una fiera, o in una fiera i giovani si erano veduti e innamorati. E si ricordavano pure grosse perdite al giuoco, non essendo raro il caso, che ricchi possidenti, andati alle fiere di Gravina o di Foggia a vender bestiame, ne tornassero senza bestie e senza quattrini, perduti a zecchinetta. Caserta aveva due fiere: una straordinaria il giorno dell’Ascensione, sulla spianata della piazza d’armi, dove erano menati gli animali rimasti invenduti alla fiera di Aversa; e una ordinaria, dal 24 al 31 agosto, oltre il mercato ogni sabato. Il re interveniva talvolta alle fiere di Caserta e si mescolava ai compratori e venditori, facendo anche degli acquisti. Era intelligente conoscitore di cavalli. Vincenzo Buonfiglio, ricco allevatore di Caivano, portò in una delle fiere di Caserta due puledri molto belli. Il re conosceva il Buonfiglio ch’era sua guardia d’onore. Osservate le bestie, disse al padrone: "Quanto ne vuò di sti pulidri?„1 Rispose il Buonfiglio, non senza imbarazzo: “Con vostra maestà non si fa prezzo„. Ma insistendo il re, il Buonfiglio ne richiese cinquecento ducati. E il re: “Ssò troppo: te ne dò quattociento, e te faccio no bello regalo„.2 E acquistò i puledri per quel prezzo, e regalò al Buonfiglio un phaeton da caccia, alto e forte, che il Buonfiglio tenne nella sua scuderia per molti anni.
Nel 1857 veniva approvata l’istituzione di una Società anonima di assicurazioni marittime, sotto il titolo: La stella polare, “con facoltà di stabilire succursali nel Regno e all’estero„; e su proposta di Stanislao d’Aloe, era approvata una Compagnia industriale agronomica napoletana.
Buon provvedimento economico nell’anno 1858 fu di permettere per un mese e mezzo, dai primo marzo al quindici aprile, l’esportazione delle fave, col dazio di grana quaranta il cantato, delle minori civaie e del grano con più forte dazio. È noto che i prodotti