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uomini illustri nelle scienze o nelle lettere. Carlo Troja non fu insignito mai di alcun Ordine, ma suo fratello Ferdinando Troya ne aveva due. Nel 1850 il re diè la croce di Francesco I al pittore Smargiassi e al poeta Bisazza, e nel 1858 a Pietro Ramaglia e a Ferdinando Rocco.

Se i cavalieri nelle gale e nelle feste di Corte avessero continuato ad indossare anche nel secolo XIX le ricchissime divise de’ varii Ordini, la Corte napoletana sarebbe stata la più splendida del mondo. I cavalieri di San Gennaro, vestiti di drappo d’argento con bottoni d’oro, con cappello nero a piume rosse, calze bianche con fiori d’oro e scarpe nere, un manto color porpora con gigli d’oro e una collana d’oro al collo; i cavalieri di San Ferdinando, vestiti di drappo d’oro, con calze bianche e fiori d’oro, cappello orlato d’oro e manto azzurro a ricami d’oro; i cavalieri Costantiniani, in seta bianca e celeste, con calze bianche e scarpe anche bianche con lacci celesti, e cappello di velluto rosso, sul quale spiccava una croce col motto: in hoc signo vinces, e sopra l’abito un manto di raso celeste, avrebbero formato tale un insieme di pompa e di splendore attorno alla famiglia reale, da far credere ad una resurrezione della corte Spagnola ai tempi di Carlo V. Ma da molti anni la divisa era stata smessa, ed usavano solo una placca o una fascia, secondo i gradi. Ferdinando II nelle grandi occasioni portava il Toson d’oro, la fascia di San Ferdinando e al lato sinistro del petto le placche dei suoi cinque Ordini. Ordinariamente sull’uniforme portava il crachat di San Ferdinando, che visibilmente preferiva alle altre onorificenze sue. Egli stesso, a rendere ancora più rigorosa la concessione degli ordini cavallereschi di San Gennaro e San Ferdinando, aveva istitnita e poi riordinata la reai commissione dei titoli di nobiltà, nominandone presidente il marchese Imperiale di Francavilla; vice-presidente il principe di Luperano, che aveva per moglie la figlia del maresciallo Iourdan, donna d’ingegno e colta; e consiglieri ordinarli, fra gli altri, i principi di Sant’Antimo, di Belmonte, di Ottajano e di Scaletta, il duca di Cajaneiio e il conte di Montesantangelo; e fra i consiglieri supplenti, il duca della Regina e il duca di Cassano. A questa commissione erano deferiti tutti i oasi, nei quali si trattasse di passaggio o di trasmissione dei titoli nobiliari; essa aveva il diritto di ricercare la legittima