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letto della regina: l’uno e l’altro stavano nel palco reale, in piedi, dietro i sovrani. Benché negli ultimi dieci anni la famiglia reale vivesse quasi di continuo tra Caserta e Gaeta, i gentiluomini e i maggiordomi crebbero anche di numero.


Fuori del Regno erano insigniti dell’ordine di San Gennaro l’imperatore d’Austria e l’imperatore del Brasile, i re di Spagna, di Danimarca, di Prussia, del Belgio, di Baviera e il granduca di Toscana. Vittorio Emanuele non l’aveva, ma l’avevano in Piemonte il marchese Seyssel d’Aix, il conte Filiberto di Collobiano, il conte Solaro della Margherita e il conte Ermolao Asinari di San Marzano. L’ordine di San Ferdinando e del Merito aveva il minor numero d’insigniti, sebbene si distinguesse in cavalieri grancroce, commendatori e cavalieri. Grancroci nel Regno erano pochissimi; ricordo i principi di Campofranco e di Cassaro, il marchese di Pietracatella e Carlo Filangieri, al quale il re mandò le sue stesse insegne nell’ottobre 1848, appena ricevuto il dispaccio che gli annunziava la presa di Messina, con le famose parole: Messina ai piedi del suo re. Erano commendatori il marchese Del Carretto, il principe d’Ischitella, il maresciallo Lecca e pochi altri; e figuravano tra i cavalieri, fin dal 1850, Ferdinando Bosco, allora capitano; il maggiore Ghio, che si sbandò nel 1860 in Calabria; i marescialli di campo Vial e De Sauget; i colonnelli Pianell e Afan de Rivera, ì quali ultimi anzi ebbero la croce di cavalieri nel 1818. Della grancroce di San Ferdinando erano insigniti imperatori, re e principi di case regnanti e uomini politici celebri: ricordo Vittorio Emanuele e l’imperatore Napoleone, tra i primi; il cardinale Antonelli, Thiers, Guizot e Metternich, tra i secondi; Napoleone III l’aveva in gran pregio, e quando indossava la divisa militare, era ben difficile che fra le sue tante decorazioni estere non figurasse la fascia di San Ferdinando.

Nell’ordine Costantiniano si distinguevano i grancroci, i cavalieri di giustizia, che dovevano essere nobili per quattro quarti; i cavalieri donatori, che al momento dell’ammissione donavano all’Ordine parte dei loro beni; i cavalieri di grazia, per i quali la nobiltà era supplita dal merito; i cappellani onorarii e gli scudieri. Un gran priore e un vice gran priore presedevano alle chiese dell’Ordine e alla direzione spirituale dei cavalieri, Era gran priore monsignor Naselli; presidente della