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complice dello scritto. La più calma delle risposte fu quella di Del Re; la più abile la scrisse il Magliani; la più serena, ma la più comica nella forma, Niccola Rocco; le più ingiuriose furono le risposte dei due ecclesiastici; insignificanti le altre.
L’argomento principe di tutte le confutazioni consisteva in ciò, che essendo minime le imposte, la prosperità economica del Regno era grandissima, deducendola dall’alto tasso della rendita pubblica, dalle manifatture di Sarno, di Sora e di San Leucio, dai minuscoli tronchi di ferrovia, e dalla sicurezza che godeva il Regno, dopo che Ferdinando II aveva domata la rivoluzione, rimesso in onore il culto, allargati i privilegi del clero, ed associata la religione ad ogni progresso civile. Don Niccola Rocco, che più si tenne lontano dalla politica, scriveva nel suo speciale idioma: “i commerci (sic), li interni e l’esterni, e le arti e le manifatture, le speculazioni industriali e mercantili d’ogni guisa si posero tutte quante in movimento„, e conchiudeva che sarebbe stata gloria incontrastabile di Ferdinando II d’aver “con fermezza d’animo equale (sic) alla civil sapienza ricongiunte queste due cose, che in tempi più oscuri si credeano dissociabili, cioè la prosperità delle finanze e il benessere del civil convitto„. Caruso ripubblicò nella Rondinella tutte queste risposte, ma lo scritto di Scialoja lasciò un gran segno e andò a ruba, anzi se ne fece un’edizione a Napoli, in tutto simile, da non distinguersi, a quella di Torino. La polizia operò perquisizioni nelle stamperie e nelle librerie, ma non riuscì a scoprir nulla. Le prime copie dello scritto entrarono a Napoli per mezzo della legazione sarda. Gropello con la consueta diplomatica abilità trovò modo di diffonderle. Egli era personalmente amico di Scialoja, e tramite fra loro era Giuseppe Fiorelli. I primi a leggere quello scritto furono gli amici del conte di Siracusa, lui compreso. Altre copie entrarono per mezzo del consolato di Francia, perchè i signori Achard, suoceri e cognati dello Scialoja, avevano conservata la cittadinanza francese, e mercè quel consolato corrispondevano con lui. Per queste circostanze affatto speciali, lo Scialoja era quello fra gli emigrati di maggior conto, che conservava i maggiori contatti con la parte più eletta dei liberali di Napoli.
La spedizione di Sapri turbò forse meno i sonni del re. Gli effetti dei due avvenimenti nello stesso anno furono ben diversi,