Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 264 — |
loquii con Ferdinando II, questi gli disse: va, vattenne, si no faccio comm’e femmine, te dico di sì.1 Gli diè la concessione, ma attraverso una selva di diffidenze. Il Melisurgo aveva avuta una gioventù avventurosa, viaggiando in Franoia e in Inghilterra, guadagnando molto e molto spendendo, perchè viveva da gran signore. Nel 1848 fu deputato, fondò l’Arlecchino e fatto prigioniero, il 16 maggio, fu sul punto di essere fucilato. Fuggì in Inghilterra e ne tornò nel 1853, in seguito a premure del governo inglese, e si mise al lavoro por la concessione della ferrovia delle Puglie, che finalmente gli fu data.
Pubblico nel terzo volume il capitolato di concessione, che rivela tutta una miniera d’ingenuità, che allora teneva il campo in fatto di concessioni ferroviarie. Il Melisurgo era sicuro di raccogliere il capitale, preventivato in ventidue milioni di ducati, fra i proprietari delle cinque provincie, che la linea avrebbe attraversate o lambite. Ragionava così: le provincie interessate hanno una popolazione di circa tre milioni di abitanti: su questi ve ne sono non meno di cinquantacinquemila che "abbiano il potere di prestare ducati cento all’anno, versati in piccolissime rate, e pel solo giro di anni quattro; negare questo significa mentire a sè stessi; significa supporre che un paese eminentemente ricco di preziose produzioni, sia un deserto di steppe; significa ignorare la potenza metallica del nostro paese ch’è la prima fra le prime di Europa!...„.2 Prendendo dunque ciascuno dei cinquantacinquemila quattro azioni di cento ducati, il capitale era bello e fatto, e di danaro forestiero nessun bisogno. A questo capitale si lasciava sperare un interesse massimo del dodici e un quarto percento, e si garantiva l’interesse minimo del cinque. Il Melisurgo chiudeva il suo programma con queste parole a sensazione: "Vi è da esitare? No, a meno che non vogliasi negare la luce del giorno, e misconoscere il beneficio, che ci è dato di fruire! Vi è quindi a temer pericolo? Niuno. Io ho religiosamente adempite al dovere di onesto uomo, che ama anzitutto la gloria del sovrano,