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Per l’acqua percolata in essa terra
Ostrutti ne restar meati e pori,
Ch’il tossire sgorgò di sottoterra.

Il tremuoto perciò di lei n’è tosse,
Che, qual quello che i petti affanna e scuote,
Caccia gl’intoppi con boati e scosse.


Il Nomade ironicamente osservava: "Non vogliam tacere, che la spiegazione del Fenicia è derivata dal suo nuovo sistema che facea noto, ora è qualche anno, ai dotti del Regno e stranieri un sistema por il quale il colera non sarebbe altro che la crittogama delle uve„. Altri poi proponevano ingenuamente dei rimedii, e per un anonimo compilatore dell’Internazionale, una misura di prevenzione contro i terremoti doveva consistere nell’aprire, alle falde del Vesuvio, pozzi profondi, i quali penetrando sino alle visceri del monte, servissero di succursali alla bocca, che la natura vi ha aperto su in cima .... Cosi si bamboleggiava di fronte ad un immenso infortunio.


Se il gran disastro del terremoto spinse Ferdinando II a dare una forte spinta alla telegrafia elettrica, non lo mosse a resuscitare il problema più vitale delle costruzioni ferroviarie, messo a dormire da un anno, dopo tante speranze e illusioni. È da ricordare che, con decreto reale del 16 aprile 1856, egli aveva concesso la costruzione e l’esercizio della ferrovia delle Puglie, da Napoli a Brindisi, all’ingegnere Emanuele Melisurgo di Bari, figlio di Spiridione, e uomo di geniale talento. Si disse che dietro il Melisurgo stesse il d’Ajout, e che Rothschild fosse la parte principale dell’intrapresa: affermazioni che i fatti dimostrarono insussistenti. Da tutti i documenti da me consultati, unioo concessionario appare il Melisurgo, il quale firmava in questa qualità. Il nome del d’Ajout, che in quell’anno era tornato a Napoli con un progetto di credito fondiario, non ricorre mai. Il Melisurgo apparteneva ad una di quelle famiglie greche, che calavano assai di frequente nel Reame, proveniente non dall’Epiro, ma da Candia. A Bari i Melisurgo erano dalla fine del 1600 e qui furono tenuti in grandissimo conto. Poi si trasferirono a Napoli, dove più tardi furono iscritti nel libro d’oro del patriziato. Emanuele Melisurgo era bellissimo della persona, e aveva il fascino della parola, tanto che in uno dei col-